Marijuana, coca e un fiume di soldi. I giovani spacciatori non sapevano più dove metterli

Un 24enne italiano e un 26enne albanese guidavano un gruppo attivo tra le province di Milano, Varese e Verbania. Scoperti dalla Guardia di Finanza, che ha sequestrato contanti, auto e persino una piscina

Gli spacciatori di "Spanish route"

Soldi ovunque, tanti che i giovani spacciatori non sapevano più dove nasconderli: si trasformavano in una piscina, in auto di lusso, in Rolex, ma la Guardia di Finanza ne ha trovati tanti in contanti, mazzette nelle mani di  ragazzi di 20-30 anni, in parte disoccupati. È il gruppo di spacciatori fermato dai Baschi Verdi della Guardia di Finanza di Malpensa, comandato dal tenente colonnello Giuseppe Bua:  attiva tra le province di Milano, Verbania e Varese, la banda dello spaccio aveva le sue basi soprattutto tra Busto Arsizio e i paesi immediatamente intorno.

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Le perquisizioni e le ordinanze cautelari di custodia in carcere sono scattate all’alba di martedì 26 maggio. Un centinaia di uomini in tuta grigia e basco verde (Guardia di Finanza di Malpensa e reparti del Comando Provinciale di Varese) sono entrati in azione a Busto Arsizio, Samarate, Vanzaghello, Magnago, Villa Cortese ma anche Verbania e Arluno, luoghi di residenza degli arrestati. Per recuperare il denaro nascosto ovunque (oltre 500mila euro) sono stati impiegati anche tre “cash dog”, i cani per la ricerca di valuta normalmente di stanza alla dogana di Malpensa.

L’operazione è stata chiamata “Spanish Route” perchè il canale di approvigionamento principale della droga era la penisola iberica.  La vicenda trae origine dal fermo di uno spacciatore, il ventenne di nazionalità italiana C. R, avvenuto in provincia di Varese nel giugno del 2013. Partendo da lì, con un «lavoro certosino» come spiega il Comandante Provinciale della Finanza Francesco Vitale, il nucleo di Malpensa è arrivato a ricostruire tutta la filiera della droga nella zona.  A febbraio e marzo sono scattati i primi quattro arresti, effettuati da reparti locali della Finanza, per non insospettire il resto della banda sulla portata più ampia dell’operazione: nel frattempo i Baschi Verdi  continuavano infatti a monitorare con intercettazioni e pedinamenti le attiività del gruppo. Diversi gli stratagemmi utilizzati anche per disorientare gli investigatori: quando ad esempio uno dei pusher di piccolo calibro è stato arrestato ad Abbiategrasso, il gruppo ha riverniciato una Lancia Y (usata “sul campo”) facendola passare dal bordeaux al bianco perla. E più tardi la stessa auto ha visto cambiate le targhe, dopo un secondo arresto avvenuto in provincia di Verbania.

Alla fine sono scattate 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere (più un arresto in flagranza di reato per detenzione) e sono stati sequestrati complessivamente 25 chili di marijuana, 2,5 chili di hashish, 50 grammi di cocaina, 4.300 euro in contanti, una pistola, tre autovetture, un bilancino di precisione, materiale per confezionamento di dosi di stupefacente ed un telefono cellulare.

Al vertice del gruppo c’erano M. R., italiano di anni 24 di Busto Arsizio, e da N. G., 26enne di origine albanese residente a Villa Cortese. Le indagini hanno messo in luce, in particolare, la “movimentata esistenza” del cittadino italiano, impegnato a gestire un business probabilmente anche al di sopra delle sue capacità: organizzava viaggi all’estero trasportando all’andata valuta necessaria per l’acquisto della sostanza stupefacente (le indagini hanno accertato almeno un caso di trasporto di 90.000 euro occultati in una ruota di scorta) e, al rientro, marijuana ed hashish, attraverso terzi soggetti, e ad incontrare pusher locali.

Pur formalmente disoccupato, manteneva un tenore di vita talmente incongruo da essere costretto a diversi stratagemmi per cercare di mantenere un “basso profilo”. In totale solo nell’ultimo periodo avrebbe movimentato 500.000 euro in contanti. Soldi ovunque, difficili da nascondere: finivano in regali, ma anche in piccoli investimenti (compresa una piscina) fatti attraverso i parenti e una serie di altre persone finite oggi in manette, nonché attraverso altre persone le cui case vengono perquisite in queste ore. Più furbo, invece, il socio di origine albanese, che ha evitato di farsi “pizzicare” con grossi quantitativi di denaro.
Il comandante del Nucleo di Malpensa, il Tenente Colonnello Giuseppe Bua, ha sottolineato come è «inquietante il clima di omertà e di connivenza tra i componenti l’organizzazione» nei confronti del 24enne italiano M.R: soprattutto i familiari e ne agevolavano in ogni modo l’attività e ne traevano benefici consistenti in regalie e vari altri benefit che contribuivano ad aumentare notevolmente il tenore di vita familiare (auto, piscine, cene al ristorante, gioielli e capi di abbigliamento firmati).
Con i vertici dell’organizzazione sono finiti in carcere altri 8 pusher (si tratta, in totale, di 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere e, complessivamente, 29 persone iscritte nel registro degli indagati) che hanno raggiunto un appartenente al gruppo già arrestato. Si è, inoltre, proceduto all’esecuzione di ventiquattro perquisizioni locali a carico di soggetti coinvolti a vario titolo nelle attività criminali del gruppo.

La Guardia di Finanza – insieme al sostituto procuratore Raffaella Zappatini, che ha coordinato l’attività dei Baschi Verdi della Guardia di Finanza di Malpensa (oggi è giudice a Verbania) – hanno anche  aggredito con il sequestro preventivo il patrimonio personale dei protagonisti della vicenda, considerato frutto dell’attività di spaccio. Il valore dei beni illecitamente accumulati ammonta a diverse migliaia di euro; tra questi si possono citare un’autovettura, uno scooter di grossa cilindrata, una piscina interrata nel giardino dei genitori del R. M., tre Rolex, oggetti di gioielleria e somme di danaro sui conti correnti. Un sequestro che potrebbe “risarcire” in futuro le comunità per i danni provocati dall’attività criminale.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 26 Maggio 2015
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