Senza cattedrali è tutta un’altra storia

Gianni Spartà ha presentato il suo libro con Roberto Gervaso, Roberto Maroni, Giuseppe Battarino, Gunnar Vincenzi, Attilio Fontana e il giornalista Diego Pisati

Presentazione libro Spartà

“Ora che il metallo non scotta più e si è trasformato in lingotto, posso iniziare a maneggiarlo con meno timori. Il libro, oltre la cronaca, è nato così. Per raccontare quarant’anni di giornalismo e di storie varesine”. Gianni Spartà interviene dopo quasi un’ora di incontro sul suo libro.

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Spartà presenta “Tutta un’altra storia” 4 di 12

Grande spazio all’inizio lo ha preso Roberto Gervaso, che ha firmato la prefazione. “Io adoro Varese. Venni la prima volta, oltre cinquant’anni fa, quando conobbi Piero Chiara che era il mio consulente erotico”.
Le sale di Villa Recalcati non sono state sufficienti a contenere la grande folla di persone accorse per la presentazione del libro “Tutta un’altra storia” di Gianni Spartà per Piero Macchione Editore.

“L’autore è un vero segugio e la Varese che racconta è quella vera. – Ha proseguito Gervaso che si è prodigato nel racconto di tanti aneddoti legati alla città giardino. – I tempi cambiano anche se preferisco quelli di Borghi perché c’erano personaggi straordinari. Chi ha proseguito quella storia sono quelli della Lega pur con tutti i guai successi. Loro restano il maggior fenomeno politico del dopoguerra”.
Il tavolo dei relatori è di quelli che pesano. Insieme all’autore e Gervaso c’erano Roberto Maroni, Giuseppe Battarino, Gunnar Vincenzi, Attilio Fontana e il giornalista Diego Pisati, firma storica e responsabile delle pagine culturali della Prealpina che ha condotto l’incontro. Ed è proprio lui ad aprire le danze.
“Varese è uno specchio della realtà e non è vero che qui non succede nulla, come dice Gianni nel suo libro, è un deserto ben attrezzato”.

L’incontro, anche grazie all’endorsment di Gervaso è scivolato sulla politica con il sindaco Fontana che ha rafforzato l’immagine “della Lega come unica vera novità”. Per Maroni, che toppa diverse date tra cui il primo ingresso nel consiglio comunale di Palazzo Estense, che avvenne nel 1985 e non nel 1990 come lui afferma, “la storia inizia a cambiare nel dicembre 1992 quando a Varese la Lega prese il 45% e un mese dopo arrivò il nostro primo sindaco e da allora il comune è sempre stato amministrato da noi. All’inizio ci fu un’intesa con le opposizioni con Marantelli e io feci l’assessore nella giunta di Fassa. Per quanto riguarda un tema caldo come la n’drangheta, che coinvolge anche il nostro territorio, posso affermare, anche per l’esperienza come ministro dell’Interno, che abbiamo anticorpi forti contro la criminalità organizzata”.
Gunnar Vincenzi ha messo in evidenza l’impegno degli amministratori per la legalità. “Laura Prati è un esempio in questa direzione. Lei ha dato la vita per il bene comune ed è importante che un capitolo del libro sia dedicato a lei e alla sua azione”.

Intorno a Spartà, al di là dei relatori, tanto calore e una presenza forte del suo giornale, La Prealpina. L’editore, molti colleghi e collaboratori di periodi storici diversi.

Il giudice Battarino ha raccontato come per lui Varese è stata una scelta “ed ha ragione chi la definisce una Circe che ammalia tutti”.

Spartà nel suo libro ha messo insieme economia, politica, cronaca giudiziaria ma anche tanto sociale partendo dalla storia di Roberto Feraboli, che era in sala in prima fila al fianco del Prefetto, di Rosita Missoni, del rettore dell’università Alberto Coen Porisini, dell’onorevole Daniele Marantelli e della signora Daniela Bramati, editore del giornale.

“Si capisce molto di Varese, non per il fatto che non ha cattedrali, ma dagli imprenditori che l’hanno scelta. Un esempio su tutti è quello di Missoni, ma anche di tanti immigrati come Salvatore Furia che tanto hanno donato alla nostra città. Il suo osservatorio ha ancora oggi una rilevanza internazionale”.

Un applauso caloroso e una coda altrettanto lunga hanno chiuso la serata omaggio a Varese e ai tanti che hanno incrociato le strade, o i marciapiedi, come si usa dire per i giornalisti, nei primi quarant’anni di lavoro di lavoro di Gianni Spartà.

LEGGI ANCHE LA RECENSIONE DEL LIBRO 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Maggio 2015
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