Biumo, nascosta in un giardino c’è la firma del Re

La targa dimenticata di Vittorio Emanuele III esiste ancora. Reca in calce la data del 20 ottobre 1923 ed è un pezzo di storia della città. Come i racconti della signora Enza

Biumo Quartiere Belforte

Era giugno, eravamo bambini ed erano gli anni Ottanta. La signora Enza, mamma del mio migliore amico, mi disse: “Queste case, sai, le ha inaugurate il re d’Italia”.

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Biumo, il quartiere del Re 4 di 12

Ma come…il re d’Italia, dissi io, proprio qui a Varese? “Sì, erano i tempi in cui il re si curava della gente. Anche gli industriali, ti facevano lavorare dieci ore in fabbrica, ma almeno ti davano la casa”.

Il riassunto popolare della signora Enza corrisponde, più o meno, a verità. E’ il punto di vista di chi, quelle case, da sempre, le ha abitate. Il quartiere Belfiore di Biumo Inferiore fu inaugurato il 20 ottobre del 1923 da Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d’Italia, in una cerimonia che resterà unica per la città giardino. Fu anche la prima opera pubblica, a Varese, del regime fascista.

Biumo è un quartiere di tradizioni forti. Era stato teatro della battaglia del 1859 con cui Garibaldi sconfisse gli austriaci del generale Urban. Ed era il quartiere degli operai, insieme a Valle Olona, che sgobbavano nelle concerie di Achille Cattaneo e nel calzaturificio di Varese di Ermenegildo Trolli che allora era situato in viale Milano, di fronte alla stazione nord.

I due erano soci erano un po’ i Della Valle o gli Agnelli dell’epoca e avevano contatti con regine, re e ambasciatori. Ma Trolli fu anche il presidente dell’istituto delle case popolari, che volle quelle villette e che, poco dopo, inaugurò anche il quartiere Vittoria, in via Crispi, dove andarono stare gli operai dell’Aeronautica Macchi, proprio davanti alla fabbrica di aerei.

I quartieri “Belfiore” a Biumo Inferiore e “Vittoria” in via Crispi (1923) furono opera dell’ingegner Flumiani il quale, rifacendosi alle città giardino inglesi, progettò quello che ancora oggi resta uno degli interventi più felici nell’urbanistica della città.

La signora Enza raccontava che, durante la resistenza, in una mansarda di quelle case furono nascosti dei partigiani che i fascisti volevano uccidere, e che dopo il 25 aprile furono invece i fascisti a nascondersi.

Qualche giorno fa sono tornato in via Misurina e in via Turati, al Belfiore, e parlando con un signore, gentilissimo, ho riferito di conoscere la signora Enza. Questo “gancio” mi è valso l’apertura di molti cancelli della via: sono uscite diverse persone a chiacchierare, fino a quando mi è stato detto che esiste ancora, sul muro di una casa, la targa originale della cerimonia di inaugurazione con il Re d’Italia.
L’abbiamo cercata in alcuni cortili e alla fine è saltata fuori, in via Turati.

Oramai sbiadita, ma è ancora lei. E’ una tappa di storia nascosta dal tempo, è come la madonnina del quartiere Vittoria (ma oramai nessuno lo chiama più così), in via Crispi, costruita nell’agosto del 1945, un piccolo manufatto con cui gli operai delle case popolari ringraziano Maria di averli salvati dal bombardamento del 1944. Una storia piccola, quella della gente comune. E chissà che sia arrivato il momento di restaurarla quella targa al quartiere Belfiore.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 05 Giugno 2015
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