A Varese si galoppa e si cerca lo sponsor per il Gran Premio

Il settore è in crisi ma sabato 4 alle Bettole scatta la stagione estiva. Club house rinnovata dopo l'incendio; la gara più importante a disposizione degli investitori

presentazione stagione ippica varese 2015

Nei minuti in cui una squadra di operai sta dando i penultimi ritocchi alla club house delle Bettole, ristrutturata a puntino dopo il devastante incendio del febbraio 2014, il presidente della “Varesina” Guido Borghi, nella zona del tondino, ha illustrato i capisaldi della stagione ippica 2015.

Si torna quindi a galoppare sulle due piste – in erba e in sabbia – dell’ippodromo cittadino, a dispetto di una crisi del settore che rimane molto grave, che disorienta gli stessi addetti ai lavori e allontana il pubblico meno esperto, tra scioperi, rinvii e corse che vedono sempre meno cavalli nelle gabbie di partenza. Un panorama nel quale Varese, pur soffrendo, continua a lanciare sfide positive: certo, il numero di riunioni ha subìto una nuova contrazione (da 19 a 16), ma il calendario ha salvaguardato tutti gli appuntamenti di rilievo.

Si comincia sabato prossimo, 4 luglio, e si prosegue sino a inizio settembre, anche se dal ministero il programma dettagliato di agosto non è ancora arrivato sulla scrivania del direttore Tosi. «Il nostro pubblico però potrà godere ancora dei grandi classici delle Bettole – garantisce Borghi – a partire dal “Città di Varese” del 29 agosto. In calendario anche il “Premio Ermolli” (14 luglio), il “Criterium” del 25 luglio e il “Premio Borghi” la cui collocazione è ancora da decidere (si cerca di “allontanarlo” il più possibile dall’Ermolli, trattandosi di gare simili). Il tutto in una cornice, quella dell’ippodromo, che ha subito alcuni ritocchi in positivo, in cui tutti i punti di ristoro sono stati attivati e che – grazie anche alla collaborazione con il Comune – avrà come detto una club house all’altezza. Anzi, gli spazi più nobili delle Bettole saranno anche a disposizione per eventi privati, ulteriore strada percorsa dalla “Varesina” per reperire fondi.

Il discorso, da questo punto di vista, è una spina per Borghi e per la sua società. «Dal ministero, se sommiamo tutti i crediti, dobbiamo ricevere ancora due milioni di euro all’incirca, oltre ad altri 900mila per i quali è aperto un contenzioso. Il momento più duro è stato tra il 2011 e il 2012, ora almeno arrivano i fondi per la quotidianità e quindi abbiamo saldato i debiti con i fornitori. Accanto a me ci sono le famiglie Ermolli e Curti che tengono duro, ma – prosegue Borghi – è sempre difficile proseguire in questo campo». Il numero uno del galoppo cittadino evita di scadere in polemiche ma non risparmia qualche stoccata, sia a quelli che chiama “ospiti” (i fruitori delle scuderie) «che non pagano le nostre fatture», sia verso il Comune («unico in Italia che fa pagare l’affitto all’ippodromo nonostante la raccomandazione ministeriale. E comunque noi abbiamo saldato tutto»), sia verso la Snai, il trotto milanese e il sistema in generale.

«Varese raccoglie tra i 30 e 40mila euro di scommesse nelle riunioni medie, fino ad arrivare a 80mila la sera del Gran Premio, eppure ha dotazioni in premi pari o più basse di altri impianti che hanno numeri e strutture ben al di sotto delle nostre. Guardate Milano-Trotto o Grosseto per non parlare di Tagliacozzo…».
Anche per questo la “Varesina” ha lanciato un’opportunità finora inedita: intitolare il Gran Premio con il nome di uno sponsor. «Non siamo esosi – ride Max Frattini, addetto alle relazioni esterne – ma ci piacerebbe che una delle tante aziende della nostra provincia possano legare il proprio marchio alla nostra corsa più importante».

Borghi ha parlato a lungo in occasione del lancio della stagione, toccando anche altri due temi a lui cari: il trotto a Varese e lo stato – grave – di salute del settore e il suo rapporto con monopòli e scommesse.
«Il trotto alle Bettole non è dimenticato, ma solo sospeso: se ci diranno di partire, saremo pronti in due mesi, il tempo di adeguare la pista in sabbia che andrebbe allargata di 4 metri e ridotta da 1200 a 1000 metri. E quella disciplina, qui, darebbe ulteriore respiro al nostro sport in tutti i termini: sportivi, economici e occupazionali»
Sul resto Borghi insiste: «L’ippica è tutt’ora fortissima in Europa, occupa 100mila addetti in Gran Bretagna e oltre 73mila in Francia mentre da noi è agli sgoccioli. Lo Stato, parlando di scommesse, punta su slot machine e “gratta e vinci” che non producono occupazione ma dimentica un settore come il nostro. Basterebbe abbassare i prelievi fiscali sulle scommesse ippiche per ridare fiato all’ambiente e affiancare a ciò la creazione di giocate particolari, legate a un jackpot che possa attirare gli scommettitori. Non dimentichiamo infine che la scuola italiana produce tutt’ora campioni che vengono venduti a suon di milioni all’estero: dimenticarsi dell’ippica significa lasciar perdere un’eccellenza del nostro paese».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Giugno 2015
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