Centro profughi sovraffollato? Partono le verifiche
Si è riunito il tavolo composto da Asl, Comune e Balansino per affrontare la questione dei profughi. Primo compito verificare quante persone possono stare nel palazzo
Inizia con una questione non facile il lavoro del tavolo per i profughi di via dei Mille che venerdì mattina si è riunito per la prima volta: capire se il centro è sovraffollato. Sarà infatti questo il primo compito dei tecnici di Asl, Comune e dell’azienda di Katiusha Balansino che nel giro di una decina di giorni dovrebbero arrivare ad appurare se i 111 profughi ospitati in città sono troppi per il palazzo.
«Entro qualche giorno ci verranno date ulteriori planimetrie e poi i rispettivi tecnici inizieranno a confrontarsi» spiega l’assessore ai servizi sociali, Mario Cislaghi, il promotore del tavolo. «Quella di oggi è stata solo la prima riunione e ci ha permesso di confrontarci e di condividere informazioni ed impressioni» continua Cislaghi, anche perché il centro di Busto ha parecchie peculiarità
La struttura ospita quasi il doppio delle persone normalmente distribuite nei centri e negli ultimi tempi i problemi stanno aumentando. Con la piccola parentesi dell’agitazione di un paio di settimane fa che si è conclusa con l’allontanamento di una decina di persone «è bene ricordare che in un anno non ci sono mai stati problemi di sicurezza, di ordine pubblico o sanitari». Ma ora un mix fatto di caldo, stanchezza e sopratutto delle prime domande di asilo respinte sta acuendo i problemi. Al momento, infatti, solo un ospite della struttura ha visto accogliere la sua domanda di asilo, tre hanno ricevuto una protezione per ragioni umanitarie mentre una 70ina ha fatto ricevuto un primo no (ma quasi tutti hanno fatto ricorso).
In più le giornate nel centro passano lente, dato che fino a questo momento nessuno dei profughi è stato richiesto per svolgere lavori socialmente utili (senza alcun compenso, ndr). «Abbiamo la prima disponibilità da parte dell’Aias mentre dobbiamo valutare con la Prefettura la possibilità di far lavorare i ragazzi per Agesp -conclude Cislaghi- sperando che nel frattempo si facciano avanti anche altre realtà».
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