Maxi inchiesta sui writers, 33 denunce

L'indagine della polizia locale ha rivelato un mondo sommerso: scoperte 10 bande, 150 tags individuate, 5mila graffiti catalogati

inchiesta writers

Sono divisi in bande, gli imbrattatori di Varese. Le Crew, per la precisione, ovvero piccole gang di artisti che si contendono il controllo del territorio a suon di bomboletta. Non fanno nulla di violento, ma sporcano e creano danni economici ai proprietari dei palazzi che devono pagare le ristrutturazioni. Una maxi inchiesta della polizia locale ha portato a 33 denunce di altrettanti ragazzi, tra cui 5 minorenni, di età media tra i 15 e i 25 anni, tutti di Varese e dintorni.

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L’indagine ha portato alla luce un mondo sommerso che riaffiora nei social network, dove gli stessi imbrattatori pubblicano le foto delle loro imprese. Scoprirlo è stato lungo, ma in fondo semplice. Come ha raccontato il commissario Ferrario della polizia locale, tutto è partito dalla denuncia di un cittadino di Casbeno per una scritta sulla casa. I vigili hanno identificato due ragazzi, e poi hanno cercato nei social network le loro connessioni entrando con profili ad hoc: amici, nemici, foto delle imprese, messaggi. In questo modo hanno ricostruito una mappa del fenomeno writers clandestini in città: «Abbiamo individuato 10 crew – spiega il comandante Emiliano Bezzon – catalogato oltre 5mila graffiti, individuato almeno 150 tags, ovvero le firme con cui si prende possesso in senso figurato di un palazzo, imbrattandolo. Spesso queste tags vengono cancellate e riscritte dalle bande rivali».

I vigili hanno agito su mandato dal pm Annalisa Palomba: sono state effettuate 5 perquisizioni in altrettante abitazioni: «Abbiamo trovato materiali vari, gli stampi, foto delle imprese, e anche articoli di giornale incorniciati che parlavano dei danneggiamenti» continua Bezzon. Nei loro palazzi di residenza, va detto, i writers non hanno mai effettuato scritte o graffiti. «In un certo senso si tratta di veri artisti – osserva Bezzon – il più grande ha 25 anni, mentre la tag più nota e preponderante a Varese è contrassegnata dalla sigla PSC. Hanno anche frequentato scuole che hanno attinenza con l’arte. Inoltre, alcuni dei denunciati avevano lavorato legalmente per i murales legali dello stadio di Varese».

Su questo punto, va chiarita una cosa.  In quel caso il lavoro fu patrocinato dal comune con l’associazione Wgart.it, ma l’assessore alla sicurezza Carlo Piatti ha chiarito che la collaborazione non sarà interrotta: «Questa operazione ha cercato di sanzionare i singoli». I 33 sotto inchiesta sono indagati per danneggiamento (che prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni) e imbrattamento (che prevede la reclusione da 1 a 6 mesi aumentata da 3 mesi a un 1 anno per i beni storici e artistici).  E’ improbabile che i ragazzi vadano in carcere, ma potrebbero invece avere grossi guai se riceveranno le richieste di danni. Per completare l’indagine due agenti hanno lavorato anche fuori servizio, mentre ha collaborato il nucleo anti writers della polizia locale di Milano poiché alcune tags sono presenti anche nella metropoli.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 22 Luglio 2015
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