Morto Luciano Giaccari, il notaio che inventò la videoarte

Era considerato il padre internazionale della videoarte. Recentemente le sue opere erano state esposte in una mostra sugli anni '70 al Palazzo delle Esposizioni a Roma

Luciano Giaccari

Si è spento a Varese all’età di 81 anni Luciano Giaccari, notaio di professione, ma soprattutto uno degli esponenti più importanti della videoarte a livello internazionale. In una recente intervista a Varesenews, alla domanda perché il padre della videoarte europea avesse scelto di fare il notaio, aveva risposto con sincerità: «Perché en passant ho vinto il concorso e ho valutato che il reddito della professione mi avrebbe consentito di finanziare il mio vero lavoro, quello artistico».

Giaccari è stato un vero testimone attivo delle avanguardie del secondo novecento. Già negli anni Settanta riprendeva artisti, soprattutto danzatori e autori di teatro, in performance videoartistiche che sarebbero diventate negli anni successivi autentiche opere d’arte contemporanea. In quarant’anni di attività, aveva costruito una videoteca di oltre mille titoli, oggi considerata tra le più importanti in circolazione: da Allan Kaprow a Tadeus Kantor, da Grotowsky a John Cage e poi Carolin Carlson, Odin Teatret, Milios Jankso, Yves Le Breton. Una documentazione preziosissima per qualità e quantità, quanto di meglio e importante ha offerto l’arte contemporanea a livello di musica, teatro, danza in tutto il mondo, meritandosi così di essere riconosciuto come una dei padri della videoarte.

È stato anche il primo fondatore di una televisione locale a Varese, nel 1971

A Varese, dal 1971 Luciano Giaccari si procurò le apparecchiature necessarie e cominciò a produrre in modo sistematico nel suo studio che allora si chiamava Studio 970-02, per la sua serie TV-Out, numerosi lavori con gli artisti più importanti del momento, anche in collaborazione con la galleria l’Attico di Fabio Sargentini: Francesco Clemente, Luciano Fabro, Mimmo Germanà, Urs Luthi, Mario Merz, Hidetoshi Nagasawa, Dennis Oppenheim, Gina Pane, Vettor Pisani, Richard Serra, Antonio Trotta, Franco Vaccari, Germano Olivotto e numerosi altri. Per il rapporto diretto con gli artisti, la sua capacità professionale, la tempestività e la perspicacia, la passione, per la documentazione dei fatti dell’arte, Giaccari si pone immediatamente al centro della scena produttiva, sviluppando apporti critici importanti, anche a livello internazionale. Costituendo l’archivio di videoarte, e catalogando i lavori prodotti, giunge a definire alcuni criteri di classificazione delle opere che ancora oggi vengono tenuti in considerazione.

Da Wikiversity

Le opere della «Videoteca Giaccari» sono richieste dalle più importanti gallerie d’arte contemporanea e inserite nelle mostre internazionali, come quella che si è appena conclusa a Roma sugli Anni 70 nella prestigiosa cornice del Palazzo delle Esposizioni.

Purtroppo, la sua videoteca non divenne mai il Museo Elettronico  stabile che sperava per Varese, che avrebbe reso la Città Giardino prima in Europa in questa forma di cultura. Il museo, nato nei primi anni duemila e per un certo periodo ospitato al castello di Masnago, non decollò mai.

Giaccari aveva ancora molti progetti nel cassetto. Uno in particolare però gli stava a cuore: realizzare «un film che non finisce mai».

Varesenews fa le più sentite condoglianze alla moglie Maud Ceriotti, anch’essa animatrice della cultura e della società civile varesina. Chi volesse lasciare un ricordo può farlo cliccando qui.

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Pubblicato il 06 Agosto 2015
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