Trasfusione di sangue a domicilio grazie all’infermiere di famiglia

A pochi giorni dall'approvazione della riforma della sanità, a Varese avviene la prima trasfusione a casa di una paziente anziana allettata. L'evento possibile grazie alla collaborazione del medico di base

trasfusione di sangue

A pochi giorni dall’approvazione della Riforma sanitaria che apre le porte alla figura dell’infermiere di famiglia, a Varese si è avuta una chiara dimostrazione delle potenzialità di questa figura.

La scorsa settimana, a un’anziana donna allettata, malata di Alzhemier, con il sondino naso gastrico per l’alimentazione, è stata effettuata una trasfusione di sangue a domicilio. La procedura, pur prevista dalla legge da anni, viene attuata raramente a causa spesso di problemi organizzativi.

Per Varese, quindi, è stato il battesimo dell’emotrasfusione a domicilio grazie alla forte volontà della figlia della paziente e alla professionalità dell’infermiere di famiglia Maria Rosa  Genio e del medico di base: « La signora era appena stata iscritta al nostro servizio- racconta la coordinatrice dell’ambulatorio infermieristico che ha aperto nel giugno del 2014 a Biumo – nel presentare il caso era stata segnalata l’anemia della donna. Qualche giorno dopo, siamo intervenuti, insieme al medico di guardia, per un problema cardiaco: la donna era quasi in fibrillazione, Così abbiamo fatto dei controlli scoprendo che aveva la metà dei globuli rossi. Era necessario fare subito una trasfusione. Il quadro clinico ci ha indotto a proporre alla figlia la possibilità di effettuare la trasfusione a domicilio. Due mesi prima, la donna era stata trasportata in pronto soccorso nelle stesse condizioni, con gravi ripercussioni per lei stessa ma anche per il lavoro del PS. Così, grazie  alla disponibilità del medico curante, abbiamo organizzato questo intervento, direi storico per la città di Varese».

Nel giro di qualche giorno, si è organizzato il lavoro: è stato allertato il centro trasfusionale dell’ospedale che venerdì mattina ha accolto i campioni ematici prelevati alla donna, consegnando le sacche necessarie. Attorno al letto della paziente c’erano, oltre all’infermiere che aveva portato farmaci e strumenti richiesti dai protocolli per affrontare ogni emergenza, il medico di base e la figlia della donna. La trasfusione si è svolta regolarmente e la donna è stata monitorata per tutto il giorno: « È chiaro che queste pratiche sono possibili se c’è condivisione tra tutti i soggetti coinvolti. Ma è questo il futuro della medicina del territorio, prendersi cura delle persone nella propria casa, aiutandole a superare i problemi senza dover sempre ricorrere all’ospedale».

La Riforma della sanità va proprio in questo senso, tant’è che la figura dell’infermiere di famiglia entra di diritto nell’organizzazione sanitaria con un suo budget di 90 milioni di euro all’anno: « L’esperienza dell’infermiere di famiglia esiste da tempo in provincia di Varese – ha spiegato Maria Rosa Genio- abbiamo iniziato a Biandronno, poi a Varese mentre a settembre apriremo a Gorla Minore».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Agosto 2015
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