Un grande silenzio per salutare Edoardo

Sabato mattina l'addio nella chiesa di Sant'Agnese al ventenne investito da un treno ad Arona. Mercoledì prossimo la giornata di street art per ricordarlo

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Un lungo silenzio, sulla piazzetta di fronte alla basilica di Somma Lombardo, ha salutato Edoardo Baccin, il ventenne morto dopo esser stato investito da un treno alla stazione di Arona, all’alba di giovedì 6 agosto. Un lungo silenzio che rispecchia la difficoltà di trovare un senso alla morte di un ragazzo di vent’anni, un silenzio che non nasconde il dolore profondo dei famigliari ma anche dei tanti amici giovanissimi raccolti sul sagrato della chiesa, intorno alla bara su cui è stato poggiato un cappellino

A ricordare Edoardo e a riflettere sulla tragedia è stato il prevosto Franco Gallivanoni, in una omelia intensa che ha preso le mosse dal brano del Vangelo che racconta la morte del  figlio della vedova di Nain, una donna già provata dal dolore, che viene colpita ancora nel suo unico figlio, ma incontra sulla sua strada Gesù. «Oggi prevale su tutto la voglia di stare vicino a tutti voi» ha esordito il prevosto, rivolgendosi ai genitori Stefania e Marco e ai tanti ragazzi e soffermandosi poi sul brano di Vangelo. «Ci sono due cortei per le strade del villaggio: Gesù sceglie di incontrare il corteo del ragazzo morto, si rivolge alla madre per capire il dolore di quel figlio unico: Gesù dà un segno di compassione e di speranza, restituendo il figlio alla donna». Dal brano ha accompagnato poi in una riflessione profonda sulla difficoltà umana di accettare il dolore di una perdita, che chiede di essere affrontato passo passo, giorno dopo giorno, senza negare l’umanità del dolore che rimane.

funeraleLa tragica scomparsa di Edoardo Baccin ha però anche sollecitato anche alcune parole sul fatto avvenuto nella notte del 6 agosto. Don Franco ha rivolto anche un pensiero «alla persona che conduceva il treno, che non abbia la sua vita segnata da quel fatto» e ha lanciato un appello delicato e rispettoso a tutti i ragazzi presenti. «Io ho una stima grandissima per quello che avete dentro di voi, rimango stupito delle opere che sapete creare. Noi dobbiamo custodire ed esprimere quello che abbiamo dentro, ma dobbiamo farlo costruendo la nostra espressione, educandoci perché sia sempre uno sforzo costruttivo e positivo, non minaccioso e pericoloso anche per noi stessi. La misura non è nemica della creatività».

Fuori dalla chiesa è rimasto solo il silenzio degli amici, stretti intorno a Edoardo, che avrebbe festeggiato i suoi vent’anni durante un viaggio a Barcellona, tra pochi giorni. Il 12 agosto gli amici lo ricorderanno con una giornata di street art alla biblioteca comunale.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 08 Agosto 2015
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