La storia di Mariuccia, l’infermiera

Un bel post di ricordo pubblicato sul nostro gruppo facebook Oggi nel Varesotto: ve lo proponiamo

Varie

Antonello De Giorgio ha pubblicato un bel post sul nostro gruppo Facebook Oggi nel Varesotto. Abbiamo quindi deciso di riprenderlo e di riproporvelo. Voi ve la ricordate Mariuccia?

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Troppo spesso siamo indaffarati a rincorrere il tempo che passa inesorabilmente senza riuscire a fermarlo.
In questa frenetica corsa, in questo incessante movimento che ci assimila alle formiche, non ci accorgiamo che la nostra strada viene attraversata da personaggi , uomini o donne, destinati a rimanere nel ricordo di molti.
Questi sono i santi di oggi.
Quelli che non si notano, che non lanciano proclami perché abituati ad operare nel silenzio.
La storia vera che racconto è quella di “ Mariuccia l’infermiera”.

Una piccola donna, insignificante, che negli anni 60, negli anni 70, negli anni 80 e negli anni 90 percorreva a piedi, in lungo ed in largo le strade di Varese per un’iniezione, una medicazione, una parola buona, una carezza.

Il suo camminare veloce, continuo ed estenuante era paragonabile al movimento delle formiche che citavo in premessa; la differenza: non si muoveva per se stessa, correva per gli altri!
La Mariuccia, nata nella vicina Svizzera, viveva in un appartamento, all’ultimo piano, del centro di Varese nella zona che oggi, impropriamente, chiamiamo “la piccola Brera”.
Con il cemento ed i colori sono stati sepolti i vecchi immobili fatiscenti di un tempo; quelli che accompagnavano la giovinezza della Mariuccia e che restano nei ricordi di chi, in quelle quattro mura riceveva assistenza e conforto.
Nella casa dell’infermiera si poteva accedere in qualunque ora del giorno e della notte e quella porta, sempre aperta, veniva attraversata indistintamente da poveri e da ricchi.
La Mariuccia non faceva distinzione di ceti sociali, l’ammalato era l’ammalato.
Lei si limitava ad assisterlo.
Si dedicava a tutti: barboni, mendicanti, industriali ed alto locati.
Pochi sanno che quella piccola donna ha incontrato: politici, cantanti, calciatori e prelati.
Per la sua attività caritatevole non richiedeva compensi.
Si accontentava di un sorriso.
Per lei era la miglior retribuzione e lo dimostrava con l’azzurro intenso che traspariva dal suo sguardo.
In senso metaforico sul suo modello unico, nella voce reddito imponibile, non apparivano cifre ma una semplice didascalia: felicità.
Per 50 anni ha soccorso i fratelli bisognosi onorando “un voto” da lei fatto un tempo.
Dio, con quella promessa ha trasformato una Sua creatura in strumento.
In mezzo secolo di volontariato la Mariuccia ha accompagnato, medicalmente, l’evoluzione dell’iniezione.
Ha utilizzato sia la preistorica siringa in vetro che necessitava di sterilizzazione mediante la bollitura in appositi contenitori di alluminio che l’attuale usa e getta in materiale plastico.
Gli ultimi anni della vita li ha passati inferma, sola ed abbandonata.
Centinaia di persone conosciute ed accudite sparite nel nulla.
Solo qualche povero, di tanto in tanto, bussando alla sua porta la trovava assorta in preghiera.
La Mariuccia aveva fatto una promessa ad un sacerdote: poiché non poteva muoversi avrebbe pregato per i ragazzi del suo oratorio.
Il 24 settembre, avrebbe compiuto 95 anni ma il Signore ha preferito chiamarla a Sè nel mese di maggio 2009, nel mese dedicato alla Madonna.
Io ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare questa grande donna.
Era mia madre.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Settembre 2015
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