“Mi ha fatto il dito medio”. Non era offensivo

Una curiosa vicenda a margine del caso Uva. Un parente sostiene che un carabiniere lo offese in aula ma la procura ha dei dubbi

Processo Uva tribunale Varese

Nessuna offesa di un carabiniere al fratello di Giuseppe Uva: lo ha stabilito la procura di Varese che ha chiesto al giudice di pace di chiudere la questione perchè il fatto non sussiste. La vicenda trae origine dal nervosismo verificatosi in tribunale il 13 ottobre del 2014, quando durante l’udienza preliminare il pm Isnardi chiese il non luogo a procedere per gli 8 imputati.

Secondo Nicola Uva un carabiniere, in una fase dell’udienza gli fece il dito medio e in particolare quando si capì che l’allora procuratore Isnardi stava per chiedere l’assoluzione. L’avvocato di Uva, Fabio Matera, testimoniò in tal senso e Uva senior querelò.

Secondo la querela il carabiniere avrebbe anche proferito una frase non gradita, seppure senza un vero e proprio insulto.

La procura ha tuttavia osservato preliminarmente che la querela contiene delle contraddizioni, emerse durante le testimonianze, che potrebbero comunque giustificare una richiesta di archiviazione.

Ma la procura ha voluto anche richiamare una sentenza della cassazione del 2010 in cui si afferma che oggigiorno la gestualità e il linguaggio sono più aggressivi e volgari di una volta. Sul piano della buona educazione, sono certamente comportamenti condannabili, ma stante il mutare dei costumi, ormai affermare certe frasi o fare certi gesti, è più un segno di reazioni istintive e nervose che non di volontà di offendere e umiliare la persona.

Nel caso di specie, secondo la procura il gesto non fu diretto a colpire l’onore o il decoro altrui ma solo a sottolineare, seppure con modalità né educate né civili, che l’imputato aveva avuto la meglio nel processo. La decisione finale spetta al giudice di pace. Per la cronaca, alla richiesta di archiviazione del pm, seguì invece la decisione di mandare tutti a giudizio da parte del Gup. Per questa querela invece deciderà il giudice di pace.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 14 Settembre 2015
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