Nessuno sconto per il massacro degli anziani

Le scuse di Alessandro Lorena non sono bastate e nonostante non sia stata riconosciuta la premeditazione, la pena è stata massima

ris venegono inferiore omicidio

Non ha avuto alcuno sconto di pena Alessandro Lorena, 29 anni, anche se ha chiesto scusa, per due volte, durante il processo, sparando di evitare l’ergastolo. Prima indirizzando una lettera al giudice, poi pronunciando pochissime parole, in aula, durante il dibattimento con il rito abbreviato terminato oggi, lunedì 28 settembre, davanti al tribunale di Varese. «Chiedo scusa» ha detto il ragazzo, capelli corti, maglietta blu, jeans. Muto, attento, ha seguito il processo senza fiatare, così come  è sempre stato tranquillo, secondo il suo avvocato, in carcere. «Non so perché l’ho fatto». E’ questa la linea difensiva che ha sempre tenuto Lorena. Il giovane è reo confesso, ma la difesa sperava di fargli ottenere uno sconto di pena, puntando sul pentimento e sulla mancanza di una premeditazione.  La tesi in sostanza era che Lorena avesse avuto un raptus. L’avvocato Viazzo in aula si è dilungato proprio su questo. ha argomentato spiegando che un raptus è un elemento della psicologia forense criminale  e che alcuni segnali poteva far propendere per questa versione. In particolare il fatto che avesse infierito sul corpo dell’anziano Martino Ferro ma senza motivo. Viazzo aveva anche chiesto la perizia psichiatrica che però il tribunale ha negato.

L’ipotesi dell’accusa era invece più netta e cioè che Lorena, a corto di soldi, avesse pianificato la rapina contro Martino Ferro, 78 anni e Graziella Campello, 76 anni. Che li avesse sorpresi in casa con l’idea di prendere dei soldi, sfruttando il fatto che era conosciuto e che i due lo avevano in simpatia. Dunque gli avrebbero aperto la porta e lui avrebbe potuto sorprenderli. Avrebbe quindi deciso di ucciderli per poter arraffare quello che poteva. Il bottino fu di circa 100 euro in contanti e di 300 euro ricavati dalla vendita a un compro oro dei monili sottratti. Saranno le motivazioni della sentenza a chiarire tutto ma intanto si può dire che il pm Massimo Politi, pur non avendo ottenuto il riconoscimento della premeditazione, con il calcolo delle aggravanti ha lo stesso ottenuto quanto richiesto, la pena dell’ergastolo. In particolare, spiegano gli avvocati,  è l’aggravante di aver commesso un reato per eseguirne un altro (uccidere per rubare) quella che ha consentito alla pena di arrivare all’ergastolo.

Sulle scuse pronunciate da Lorena, infine, c’è poco da dire. La famiglia di Graziella e Martino si è chiusa nel proprio dolore. Ha lasciato che fosse l’avvocato Paolo Riva, di parte civile, a dire quello che c’era da dire: «Noi non abbiamo mai chiesto una quantificazione del risarcimento – osserva – abbiamo lasciato che fosse il tribunale a decidere. Lo farà secondo i termini di legge. Quello che ci interessava era che vi fosse giustizia. E basta».

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 28 Settembre 2015
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Commenti

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  1. massimiliano_buzzi
    Scritto da massimiliano_buzzi

    cretino oltrechè criminale, se sapeva di essere conosciuto e stimato da due anziani coniugi, poteva esporre loro in tutta sincerità la propria situazione e chiedere un aiuto economico. al 99% delle probabilità sarebbe uscito da quella casa con molti più soldi e coscienza (e mani) completamente pulite…..

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