Protesta a Uboldo, richiedenti asilo spostati a Milano

Dieci persone di origine pakistana hanno lamentato le condizioni di accoglienza uscendo dalla struttura. Il responsabile: "Hanno rinunciato all'assistenza nelle nostre strutture"

Profughi a Uboldo

Protesta a Uboldo di una decina di richiedenti asilo pakistani: hanno abbandonato mercoledì pomeriggio il centro di accoglienza di Uboldo, in via Cascina Regusella. Motivo della scelta, stando alle loro parole, il trattamento da parte dei gestori del centro: «Ci davano poco da mangiare e quel poco per noi era difficilmente digeribile, stavamo male – racconta Bilal, uno dei ragazzi che ha deciso di uscire dalla struttura gestita dal gruppo Balansino che ha diversi centri in sparsi in tutta la provincia -. Anche le medicine, quando ne avevamo bisogno, non ci venivano date, nonostante le nostre continue richieste».

E così nella mattinata di mercoledì i dieci, metà dei quali presenti anche da un anno a Cascina Regusella e l’altra metà arrivata nel mese di luglio, hanno deciso di uscire per protestare. La situazione si è però complicata con l’arrivo di carabinieri e dei funzionari della Prefettura: sono intervenuti anche degli interpreti perché nessuno dei dieci richiedenti asilo parla italiano e solo pochissimo inglese.

A raccontare la versione dei gestori della struttura di Uboldo è il responsabile del gruppo Katiusha Balansino, Roberto Garavello: «Non volevano  più rientrare e nemmeno essere portati in altre strutture – spiega -. Abbiamo offerto loro un passaggio a Milano e anche di pagargli un biglietto del treno per andare in Germania o in Francia, ma hanno rifiutato, preferendo rimanere in mezzo alla strada. Di fronte ai carabinieri e ai rappresentanti della prefettura, grazie all’aiuto degli interpreti che hanno tradotto anche in arabo, hanno dichiarato di rinunciare a qualsiasi forma di assistenza da parte dello Stato. Così facendo non potevano più rientrare nei nostri centri e dovevano dare alla Questura un domicilio nuovo domicilio entro 48 ore, pena la decandenza della domanda d’asilo se impossibili da rintracciare».

«Sono 10 ragazzi pakistani – spiega ancora Gravanello -, 6 di questi erano già ospitati al centro di Somma Lombardo. Nelle scorse settimane ne è stato disposto il trasferimento a Uboldo e sono stati invitati a mantenere atteggiamenti e comportamenti consoni all’ospitalità e alle leggi dello Stato italiano. Evidentemente qualcosa non ha funzionato».

I 10 ragazzi sono rimasti in strada per tutto il giorno: «Non abbiamo dichiarato di rinunciare all’assistenza – spiega Bilal -, o almeno non è questo che ci è stato chiesto. Noi volevamo solo poter mangiare senza stare male». Nel tardo pomeriggio hanno richiesto di poter rientrare nella struttura di Uboldo o essere trasferiti a Somma o Busto Arsizio. «Non è più possibile soddisfare questa richiesta – ha dichiarato Gravanello -. Hanno fatto una precisa dichiarazione alla Prefettura. Il massimo che possiamo fare è mettere a disposizione due pulmini che li portino al centro di accoglienza in stazione centrale a Milano. Lì c’è anche una comunità pakistana più numerosa dove le loro richieste posso essere forse prese maggiormente in considerazione».

Intorno alle 17.30 due pulmini hanno caricato i 10 e si sono diretti alla volta di Milano. La protesta è finita, con non poca confusione e con tanti punti di domanda su quanto accaduto.

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 09 Settembre 2015
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da assurdo

    sarei molto curioso di sapere cosa ne pensa un certo Felice… ma sicuramente non commenterà e farà finta di nulla.
    questi non contenti dell’accoglienza protestano e se ne vanno, complimentoni!!!
    un’altra cosa, cosa ci fanno degli immigrati clandestini pakistani in Italia? da quale finta guerra scappano costoro?

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