Via Francigena: da Santa Cristina a Orio Litta

Incontri internazionali e riflessioni sul territorio nella tappa tra Lodi e Pavia

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Come una pennellata di grande artista. Lodi vuol dire la sua sulla Via Francigena e si fa notare subito, come chi mette il vestito della festa, ma non solo per incontrare le persone importanti o nei giorni delle ricorrenze ma perché crede sia giusto condividere con tutti la bellezza.

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Via Francigena Lombarda, da Santa Cristina a Orio Litta 4 di 38

Il Lambro fa da confine con la provincia di Pavia e dal ponte sotto cui scorre a Orio Litta ci sono solo una manciata di chilometri. Si camminano tutti sull’argine del fiume che è stato trasformato in una pista ciclabile sterrata che arriva fino al Po.

Il paese si vede in lontananza e si avverte un gran senso di pace. La tappa di oggi è stata facile e rilassante. Stamattina ce la siamo presa anche comoda partendo alle otto.

Ieri sera abbiamo cenato insieme a Susan e Monique in una trattoria sulla provinciale gestita da cinesi.

È stata la prima occasione in cui ci siamo confrontati su tante cose.
“Il primo cammino non si scorda mai, – mi ha detto Monique – non importa quale sia, perché le emozioni non dipendono dalla strada o dai panorami. Il senso di libertà, la scoperta delle cose, l’incontro con gli altri appaiono come magici”.

Lei ha 72 anni, arriva da Bruxelles e ha iniziato la via Francigena da Besançon. È entusiasta dell’Italia. “A voi appare strano vedere una donna grande camminare da sola, ma questo scatena comportamenti quasi sempre positivi. Oggi un uomo mentre stava andando con l’auto mi ha visto ed è tornato indietro. Era anche molto bello, ma all’inizio mi sono preoccupata perché intorno a me non c’era niente. Poi quando si è avvicinato ha iniziato a parlare raccontandomi tutto il possibile sulle tappe che farò”.

Susan, anche lei sola, ha 69 anni e arriva da Portland in Oregon. È stupita della pace e della sicurezza. “Nella mia città ogni giorno c’è una sparatoria e qualcuno muore. Qui trovo che le persone sono accoglienti e finora non ho avuto nessun problema”.
Le due signore hanno esperienze di cammino perché hanno già percorso quello fino a Santiago. Monique anche diversi e più di una volta. La pioggia di ieri molto violenta e pesante non le ha scoraggiate. Si vede che sanno come affrontare queste situazioni.

Mangiamo con calma e le conversazioni spaziano su diversi argomenti. Intanto fuori ha smesso di piovere e si può uscire a far due passi prima di andare a dormire. L’aria sa di terra con il profumo tipico della pioggia. La luna fa capolino lasciandoci speranzosi in una ripresa del bel tempo.

Come per tutti gli altri giorni, la sveglia del cellulare non serve. Alle sette meno dieci sono in piedi e quaranta minuti dopo usciamo dall’ostello. Ci sono dieci gradi, ma è tornato il bel tempo.

Anche il bar dove andiamo a fare colazione è gestito da cittadini cinesi. La giovane ragazza è molto carina e gentile e ci prepara due cappuccini perfetti decorati con il classico cuore in mezzo alla tazza.

Usciamo subito dalle strade asfaltate sapendo che oggi non avremo problemi di rifornimento di acqua e cibo. Tra Santa Cristina e Orio Litta ci sono quattro piccoli borghi e questi ci scandiscono anche gli spazi. Miradolo terme, Camporinaldo, Chignolo Po, sono per me nomi sconosciuti, come lo è il castello Procaccini lungo la via per Lambrinia.

Il tempo passato a fotografare la bella struttura storica mi fa perdere contatto con Renzo e così cammino di nuovo da solo per metà tracciato fino alla meta.
Superato l’ultimo borgo e passato il ponte sul Lambro, si entra in provincia di Lodi. Sulla sterrata tornano i cippi con l’effige del pellegrino.

In terra Toscana questi sono una costante con la scritta rossa VF, qui il lavoro è più recente, ma molto efficace.
La strada è una bella ciclabile e in lontananza si inizia a vedere il campanile di Orio e l’abside della parrocchiale. I Litta, importante famiglia milanese, non solo acquistarono l’importante e imponente villa dai Cavazzi, che l’avevano costruita nel finire del Seicento, ma vollero dare anche il loro nome al paese.

Orio è un borgo di duemila anime. I pellegrini sono ben accolti e ognuno di noi quattro, anche stanotte insieme, se ne accorge perché siamo arrivati divisi e abbiamo ricevuto indicazioni da persone diverse che in qualche caso ci hanno anche accompagnato all’ostello.

E lì si resta a bocca aperta. Mi avevano avvisato e avevo visto anche delle foto, ma entrare in una torre dove ci sono quattro dei venti letti per dormire, è tutta un’altra cosa. La struttura è del comune e prevede tutti i servizi, cucina, spazi comuni, docce. Fuori, nella piazza dei benedettini c’è anche un Bike sharing.

Oggi è la pace la protagonista. Fa perfino caldo con un sole che è tornato ad esser estivo.

Il comune ha sempre creduto nella via Francigena e grazie al giubileo del Duemila ha potuto reperire le risorse economiche per acquisire gli spazi e ristrutturarli. Ne è così nato un ostello elegante e accogliente che lo scorso anno ha accolto circa seicento pellegrini. Sull’onda della Francigena, dopo un anno e mezzo di chiusura, ha riaperto anche la trattoria del paese che oggi propone un menù per i pellegrini.

Nel pomeriggio, una volta svolti i classici lavori di routine, siamo andati a vedere la Villa Litta Carini. Dalla fine del Seicento a oggi la struttura ha avuto diversi passaggi di proprietà r anche di destinazione. Oltre ad essere dimora delle famiglie proprietarie è stata adibita ad ospedale militare, poi Setificio e anche ricovero agricolo. Oggi ci vivono gli attuali proprietari, alcuni affittuari e poi viene usata per banchetti, matrimoni, convention e altre iniziative.

Il nostro comune è attento al l’accoglienza – mi racconta il sindaco Pierluigi Cappelletti – abbiamo tanti cittadini che fanno volontariato e si impegnano per gli altri. Sono loro che permettono di tenere così in ordine il paese”.
Il sindaco fa il maestro a Orio ed è il punto di riferimento dei pellegrini. Arriva in bici dopo un giro.

“Senza spostarmi faccio incontri da ogni parte del mondo. Qui si incontrano in tanti pellegrini di nazionalità diverse. Parlo francese e un po’ inglese e questo permette di dialogare con loro. Negli ultimi cinque anni la Francigena ha preso piede e il 95% ha già fatto Santiago. Piace da matti perché là è troppo affollata. Poi l’Italia piace per tante ragioni, culturali ma anche gastronomiche. I veri pellegrini li vedi dal primo momento perché la prima richiesta è avere il timbro sulle credenziali. Lo scorso anno l’incontro più toccante è stato con il fratello di Paolo Borsellino. Quest’anno con il vescovo di Derry dall’Irlanda che è venuto per vedere il cammino di San Colombano che è uno dei due patroni del paese. Vorrebbero lanciare un pellegrinaggio lungo l’Europa”.

Mentre parlo con il sindaco arrivano anche Silvie e Luigi, due francesi che stanno percorrendo il cammino al contrario dopo aver fatto quello di San Francesco da Assisi a Roma.

Con loro stasera raggiungiamo quota otto: due italiani, quattro francesi, una belga è una americana. Stasera sarà divertente cenare insieme.

La tappa è stata movimentata e facile. Buone le indicazioni, piacevole il paesaggio, tempo perfetto e splendida la destinazione finale. Insomma la Lombardia si prepara a congedarmi nel modo migliore.

Questa sarà l’ultima notte e già viene un po’ di magone. Quando si prende il ritmo del cammino tornare a casa trasmette un’emozione strana. In ogni caso ora godiamo di tanta pace e libertà, e poi domani ci sono ancora diversi chilometri e soprattutto il guado del Po. E mica è poco poter fare il Transitum Padi a bordo di una barca per un piccolo tratto le fiume più lungo d’Italia.

A domaniIl diario delle tappe lo potete leggere qui oppure quello dalla Cisa a Roma scaricare da Amazon.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

La libertà è una condizione essenziale della nostra vita. Non ci può essere libertà senza consapevolezza e per questo l’informazione è fondamentale per ogni comunità.

Pubblicato il 24 Settembre 2015
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