Gli oggetti da buttare diventano rimedi per l’apprendimento dei bimbi
l progetto ReMida che utilizza gli scarti della lavorazione apre al doposcuola. Programmi su misura per tutti, fra cui bimbi con Dsa
Lo scarto di fabbrica si trasforma in gioco, e da gioco a sussidio per la mente dei bimbi che cercano nel doposcuola un’attività creativa.
Ma non solo. In alcuni casi, ciò che altrimenti andrebbe nella spazzatura diventa un valido alleato per aggirare i disturbi di apprendimento, e permettere ai bimbi con Dsa di poter diventare grandi, accedendo, attraverso la pratica, a saperi altrimenti irraggiungibili e sperimentando ciò che serve per vincere la sfida per la vita.
Tutto questo succede in provincia di Varese in un posto che coniuga la storia col futuro: il chiostro di Voltorre a Gavirate, già noto per le mostre d’arte e per ospitare da anni il progetto ReMida Varese, nato dall’intuito di una associazione di promozione sociale – Altrementi – che ha voluto investire in temi come il riuso creativo destinati alla crescita intellettuale e sociale dei cittadini di domani (e anche di oggi, visto l’appeal che queste buone pratiche hanno nei riguardi anche degli adulti, delle famiglie).
Qui, gli scarti della lavorazione artigianale e industriale della zona – legno, plastica, polimeri – diventano la base per laboratori che ridanno vita a questi oggetti.
Attraverso questa pratica è in gestazione una nuova sfida che partirà con l’anno a venire: un doposcuola destinato a tutti i bambini della zona con una vocazione specifica per fronteggiare i disturbi dell’apprendimento (tra cui figurano, tra gli altri dislessia, disgrafia, disortografia).
Fenomeni in crescita, che presuppongono un’attenzione speciale per quanti ne soffrono e che si affrontano attraverso programmi di apprendimento “ritagliati” sulle specificità, uniche, di ciascuno studente.
«Abbiamo pensato a questa risorsa per bambini o ragazzi certificati come Dsa o con difficoltà scolastiche che necessitano di uno spazio pomeridiano dedicato allo studio e alla sperimentazione dei saperi – spiega Marco Quilici della associazione Altrementi, che gestisce ReMida – . Per questo il progetto si chiamerà Do.Re.Mi.Da: il DOposcuola ReMidiano orientato ai Disturbi di Apprendimento».
A questa nuova opportunità si è arrivati dopo l’interazione fra la realtà di ReMida e Silvia Bombetti, una pedagogista impegnata nell’ambito scolastico e nel privato, specializzata nell’affrontare problematiche legate alle difficoltà di apprendimento.
«Il progetto – spiega Silvia – prevede, nella prima parte del pomeriggio uno spazio compiti, con la presenza di personale specializzato, in un rapporto numerico di 1:5. Gli studenti saranno quindi divisi in gruppi di cinque e saranno chiamati a svolgere i compiti con la supervisione di figure adulte preposte ad accompagnare gli studenti, con strumenti e procedimenti adeguati, alla costruzione di metodi di studio funzionali e tesi all’autonomia nella gestione dei compiti. La seconda parte del pomeriggio, dopo la merenda, sarà dedicata ai “laboratori di apprendimento”, strutturati come momenti ludici in cui giocare con la matematica, la grammatica o le lingue, con i materiali di Re Mida che ben si prestano a far sperimentare i contenuti di certi saperi e di teorie più facili da realizzare che da comprendere!
La sperimentazione in gruppo è uno degli aspetti che più consente di sviluppare motivazione, entusiasmo e interesse che, se vissuti in momenti di gioco, non costituiscono un carico cognitivo per bambini o ragazzi».
Questo servizio nasce dall’esigenza di seguire i bambini con disturbi di apprendimento anche nelle ore al di fuori dall’attività scolastica.
Inoltre le attività promosse andranno a completare quel periodo a volte anche lungo che segue la richiesta di certificazione del disturbo di apprendimento del bambino: a volte ci vuole anche più di un anno per essere dichiarato Dsa e rientrare nelle tutele previste dalla legge 170.
«Si tratta di stimolare continuamente l’immaginazione di questi bambini, che hanno un’intelligenza speciale e spesso arrivano dove altri non riescono, ma che devono essere seguiti e fatti crescere con progetti su misura – aggiunge Silvia Bombetti – . Coi materiali già ora a disposizione del centro Re Mida si riesce a far diventare “altro” ogni oggetto nelle mani del bambino».
Come si scrive un nome? Lo puoi fare con la penna o la matita, ma anche attraverso tanti bottoni che messi insieme compongono una “A”, una “B” e via dicendo, oppure con un video proiettore 3D servendoti delle tue stesse mani. Sono infinite le applicazioni e gli spunti rintracciabili nella mente di un adulto, figurarsi in quella tempesta neuronale in continua evoluzione che è rappresentata dal cervello di un bambino.
L’appuntamento è per il prossimo 31 ottobre quando si terrà, nel pomeriggio, la presentazione del progetto per docenti e genitori interessati e che potranno, in quella stessa data, far trascorrere ai propri figli, un pomeriggio sperimentale al centro Re Mida.
Sarà un pretesto anche per quanti vorranno avvicinarsi alle attività che vengono proposte in questo centro.
Per info scrivere a doremida.lab@gmail.com e visitare la pagina facebook di Progetto Re Mida Varese.
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