Il futuro non è più lo stesso, se lo racconta Mario Calabresi

Il direttore de La Stampa incanta il pubblico al teatro Santuccio con i racconti tratti dal suo ultimo libro.

Una sala stracolma è intervenuta alla serata organizzata da Varesenews e da Cuamm, Medici con l’Africa, insieme al direttore de La Stampa, Mario Calabresi, presentato da Dino Azzalin, presidente di Cuamm, e da Marco Giovannelli, direttore di Varesenews. Calabresi ha presentato il suo ultimo libro “Non temete per noi, la nostra vita sará meravigliosa”.

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“E’ davvero un percorso condividere con tutti voi questa serata” ha detto Marco Giovannelli, introducendo il libro e la sua storia di sogni e impegni, nata nell’Africa degli anni Settanta. Calabresi ha iniziato raccontando dei suoi incontri con i ragazzi delle scuole, e ha citato le risposte che i 18enni danno alla sue domande inerenti ai sogni per il futuro. Mario Calabresi al Teatro Santuccio

E’ un profondo disincanto quello che percepisce sul futuro. Il direttore de La stampa ha raccontato una riflessione sulla professione sognata dai ragazzi. Racconta spesso ai giovani che fare l’architetto, ad esempio, è un azzardo perché in Italia ce ne sono troppi. “A meno che tu sia il figlio di Renzo Piano – osserva – e l’ho detto tanto volte finché il vero figlio di Renzo Piano mi ha scritto che è disoccupato e fa il giornalista” ha rivelato Calabresi, suscitando l’ilarità della platea.

“Ma il sogno e le aspirazioni sono quelli ti tengono in vita” ha però aggiunto. Di episodio in episodio, ha poi spiegato che una sera, un giovane, gli ha rivelato che nessun ragazzo ha speranza oggi, e che tutti pensano di andare all’estero. “Sono salito in macchina e avevo un magone tremendo – ha spiegato il giornalista – ho capito che questo è un tema da affrontare. Dobbiamo chiederci se i giovani oggi possono credere ancora di poter fare la differenza, per sé e per gli altri. Ho pensato che era un buon tema per un libro”.

E’ poi passato alla storia che apre il libro, la vicenda di due ragazzi che all’età di 27 anni si sposano e vanno in Uganda per aprire un ospedale. Due giovani medici milanesi, un amore, una vita da costruire, una speranza da realizzare. Lui aveva il sogno dell’Africa fin dall’inizio dell’università: all’inizio lei era contraria, ma un giorno fu proprio lei ad accettare un incarico per l’Uganda. Fecero la lista di nozze, andarono, e così’ iniziò questa avventura. In una lettera scritta ai familiari affermarono: “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”. “Intendevano che la loro vita sarebbe stata piena di sfide – specifica Calabresi – è questo che mi ha affascinato. Ci rimasero 6 anni, e tornarono in Italia quando la prima figlia dovette andare alle scuole elementari. Così è nata Cuamm”.

Nella lista di nozze c’erano lettini operatori, e materiale sanitario. Oggi quell’ospedale di Mathani, in Uganda, è una realtà importante. E così la lista di nozze di una coppia è diventata la nascita di una comunità solidale che opera da 40 anni.

Una delle storie che ha più interessato Calabresi, inoltre – e che ha scritto nel libro – è quella di un mugnaio di Mondovì. Aldo viene assunto come giardiniere in comune e il padre vuole chiudere il mulino di famiglia. Aldo gira per i negozi e chiede quali farine vendano. Scopre che il kamut o altri prodotti vengono pagati meglio. Torna a casa e dice che al padre che bisogna mettere le macine a pietra e ritornare al passato. Beh, questa idea viene raccolta dalla madre che di nascosto compra le macine al figlio. Anche la sorella si licenzia e va a lavorare al mulino. Per due anni le cose vanno male, poi capiscono che devono vendere i prodotti fuori dal Piemonte e si mettono su internet. Ora va ogni giorno su google e sceglie le sue farine in base alle diete, alle mode, alle richieste del mercato. “Qual è però la cosa incredibile? Avere visto lungo, dove tutti invece gli dicevano che non c’era niente da fare, facendo semplicemente il figlio del proprio tempo; facendo quello che si fa oggi, inventando il negozio virtuale”.

Una metafora importante, che fa il paio con quanto diceva il nonno di Aldo,  un uomo che ogni giorno si recava al mercato, per parlare con i contadini e i venditori, e capire come girava il mercato. Oggi Aldo ha 15 dipendenti, assunti a tempo indeterminato.

Calabresi affascina, ha un modo di raccontare appassionato, mai cinico, pieno. Commuove e suscita applausi a scena aperta. Rivela che a Mondovì, quando ha raccontato questa storia e presentato il libro è comparso anche il vero Aldo. Calabresi ha poi parlato di “Specchio dei tempi”, l’organizzazione di raccolta fondi de La Stampa. Il giornalista ha narrato la storia di una campagna per l’Africa a cui nessuno credeva e che invece ha commosso, segni che le storie toccano ancora la gente quando sono ben raccontate.

Un’altra vicenda incredibile è quella dei migranti siriani in Grecia. La storia dei migranti di oggi, con il telefonino, con i figli vestiti all’occidentale, è straordinaria. Calabresi li ha osservati, e ne ha scritto. Ha colto particolari minimali che descrivono però la situazione meglio di un trattato. Con parole un grande cronista, che vede oltre. Nel futuro.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 28 Ottobre 2015
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