Il rapporto banca-impresa? È anche questione “di immagine”

Nella sede di Gallarate dell’Unione Industriali il quinto incontro del ciclo “Approfondimenti di finanza – Scuola d’Impresa” che si è domandato come le imprese possono presentare meglio la loro attività alle banche

Economia generiche

Andamento degli impieghi, trend degli interessi applicati, sentiment delle imprese. Di solito sono questi i metri utilizzati per misurare l’andamento dell’accesso al sistema bancario delle aziende. “E in effetti la nostra indagine trimestrale sul credito nel Varesotto che andremo a chiudere nei prossimi giorni registra qualche segnale di miglioramento”, anticipa il responsabile dell’Area Finanza e Agevolazioni dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Marco Crespi.

Detto questo, però, se ad un incontro in cui si parla di rating e di pratiche di istruttoria accorrono ancora oggi più di 100 rappresentanti aziendali vuol dire che qualcosa continua a non funzionare nel rapporto banca-impresa. L’evento in questione si è tenuto l’altra sera nella Sede di Gallarate dell’Unione Industriali, rappresentando così il quinto incontro del ciclo “Approfondimenti di finanza – Scuola d’Impresa”. Un appuntamento, in questo caso, organizzato insieme a Confidi Lombardia e Banca Popolare di Bergamo e che aveva al centro due domande su tutte: come fanno le banche a giudicare il merito di credito delle imprese? E come le imprese possono migliorare le strategie di presentazione dei conti quando chiedono alle banche un prestito, anche alla luce delle nuove regole che verranno introdotte dalla Banca Centrale Europea?

Consigli pratici partiti dalla fotografia scattata sull’andamento degli impieghi. Quelli alle imprese sono calati negli ultimi 4 anni di ben 92 miliardi in Italia. A fronte anche di un aumento delle sofferenze lorde cresciute del 219% nello stesso periodo. «Il credito bancario alle imprese non finanziarie – ha spiegato Lorenzo Macchi di KPMG – continua a diminuire eppure rimane alta la dipendenza delle imprese italiane dai debiti bancari». Nel nostro Paese la struttura finanziaria delle aziende sconta una quota di debiti bancari sul totale delle passività pari al 64,2%, contro il 50,9% della Germania, il 46,2% della Spagna, il 38,3% della Francia, il 29,6% del Regno Unito e il 29,1% degli Stati Uniti.

Una situazione che ora deve fare i conti con le novità introdotte dalla Banca Centrale in sede di Asset Quality Review (AQR), ossia il check-up che la Bce ha svolto sui bilanci delle 130 maggiori banche europee per verificarne lo stato di salute. «Le principali banche italiane – ha spiegato ancora Lorenzo Macchi di KPMG – hanno avviato riflessioni sulle ricadute che le evoluzioni introdotte da BCE avranno sugli attuali processi e sistemi di gestione del credito».

Cambiamenti che comporteranno necessariamente una capacità di reazione dal parte delle imprese alle ‘nuove regole del gioco’ che verranno introdotte. I consigli forniti agli imprenditori dagli esperti intervenuti? Migliorare qualità e tempestività delle informazioni fornite al sistema bancario; prestare attenzioni ai propri indici finanziari che impattano sui rating; aumentare il livello di patrimonializzazione; ridurre le garanzie personali; considerare forme alternative di finanziamento come il mercato obbligazionario, i mini-bond, i Confidi.

«I numeri che presenta un’impresa – ha spiegato Claudio Grossi, docente dell’Università Cattolica – sono i convitati di pietra al tavolo delle decisioni di finanziamento con gli intermediari finanziari. Se non sono a posto, non ci sono chance, quali che siano la conoscenza e i rapporti personali e professionali tra impresa e banca».

Chi non si è fatto ancora una ragione su questo punto, è meglio che si arrenda. «Il sistema bancario – ha continuato Grossi – è sempre più drammaticamente vincolato alle tecniche di valutazione adottate dagli organismi europei e l’AQR ne è un esempio».

Ed ecco dunque i consigli del docente alle imprese varesine: «Uno: decidere bene quando chiudere l’anno amministrativo, e perché». Non è detto, in pratica, che la scelta sia obbligatoriamente il 31 dicembre. «Due: mettere la testa sul quando iniziare a pensare al bilancio. Tre: nel pieno rispetto del dettato civilistico e dei principi contabili, le scelte di contabilizzazione dei fatti di gestione devno essere pensate anche in funzione dell’impatto che possono avere sugli indicatori rilevanti. Quattro: imparare ad arricchire i bilanci con una sezione dedicata alle analisi rilevanti per le banche. Cinque: arricchire i bilanci con nuovi schemi e nuovi indicatori chiave di prestazione, rispetto a quelli tradizionali, che dimostrino alle banche che si ha sotto controllo l’impresa e che si conoscono a fondo le sue performance».

Questi i primi consigli, a cui seguirà una ‘seconda puntata’ con l’incontro “Business plan e pianificazione finanziaria, coerenza fonti di finanziamento e impieghi: un caso concreto”, che si terrà martedì 27 ottobre 2015, alle 16.00, nella sede di Busto Arsizio dell’Unione Industriali.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Ottobre 2015
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