In Regione si decide il futuro dell’ospedale varesino

Il direttore generale dell'azienda varesina sarà ascoltato in regione sul futuro del Circolo. C'è grande perplessità tra gli operatori che preferiscono, comunque, la versione "ASST"

Ingresso di via Lazio ospedale di Circolo

Quale futuro per l’ospedale di Varese? Il destino verrà discusso domani, mercoledì 7 ottobre, in commissione sanità in Regione. L’approvazione dell’agosto scorso della Riforma della Sanità aveva lasciato dubbia l’organizzazione di 5 attuali aziende ospedaliere: aziende socio sanitarie territoriali o ancora aziende ospedaliere?. Nel primo caso, l’ospedale diventerebbe tutt’uno con il territorio assorbendone la domanda e adeguandosi alla richiesta di assistenza. In caso di azienda ospedaliera manterrebbe l’attuale indipendenza, diventando una sorta di punto di riferimento delle eccellenze per gli altri presidi limitrofi.

Il dottor Callisto Bravi, direttore generale dell’azienda varesina, sarà ascoltato domani. Dovrà spiegare pregi e difetti dell’evoluzione nell’uno e nell’altro senso della realtà che dirige, dando un giudizio di massima. Come lui, saranno convocati anche gli altri direttori, dal Niguarda di Milano al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, agli Spedali Civili di Brescia e al san Gerardo di Monza. Per il Circolo di Varese ci sarebbe la possibilità di slegarsi dal territorio e rimanere un presidio autonomo di alte specialità a cui fanno riferimento i plessi più piccoli. 

In azienda, gli operatori sono perplessi, c’è ancora grande confusione sul futuro che verrà e le notizie che giungono sono frammentarie: « Io ritengo che l’azienda di Varese stia già operando come un’ASST – commenta Eugenio Cocozza, primario della Chirurgia2 al Circolo – tanti sono i legami e le convenzioni stretti con il territorio e credo che non ci sia eccellenza senza un bacino di riferimento».

Convinto che sia meglio la formula ASST è anche il primario di ginecologia Roberto Puricelli: « La ASST è la soluzione meno traumatica. Magari si potrebbe discutere dell’organizzazione territoriale rivedendo la divisione tra il territorio del Maggiore e l’ospedale di Angera. Anche su Saronno si potrebbe avviare una valutazione più attenta rispetto al bacino territoriale di riferimento. Altro discorso sul Del Ponte: mi auguro che la progettualità annunciata e promessa in questi anni venga mantenuta. Magari si potrebbe valutare se vale la pena attivare una chirurgia pediatrica, se ci sono i numeri adeguati o se conviene appoggiarsi a Milano. per il resto ci aspettiamo che vengano confermate tutte le promesse».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Ottobre 2015
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Commenti

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    Scritto da Il MATOCCO

    Quello che il COMITATO PER UN SOLO OSPEDALE A VARESE aveva previsto si è puntualmente avverato. Con la costruzione del nuovo grande monoblocco all’OSPEDALE DEL PONTE si è realizzato solo il contenitore, ora bisogna riempirlo. Ma mancano i soldi, e noi non vogliamo che se ne buttino altri ancora per un’opera megalomane che, così com’è stata concepita, non serve alla città. Meglio sarebbe tornare a più miti consigli e trasferire tutte le attività ospedaliere per “acuti” all’ OSPEDALE di CIRCOLO, dove esistono molti spazi vuoti inutilizzati dall’epoca della costruzione del nuovo monoblocco e dove sopratutto già esistono attrezzature, servizi e specialità di riferimento senza crearne di nuovi. Si pensi a RICONVERTIRE il DEL PONTE, oltretutto ubicato improvvidamente in pieno tessuto urbano e senza adeguate aree di parcheggio, ad altre funzioni come residenze per anziani, disabili, riabilitazione ecc., cioè a quelle attività assistenziali che attualmente sono carenti o mancano del tutto in Varese città. Si riveda alla luce di quanto sta accadendo il piano sanitario ospedaliero della provincia di Varese, cercando di soddisfare quelle che sono le “vere” esigenze della popolazione residente nel capoluogo e nel circondario e le giuste aspettative della maggior parte degli Operatori del settore (e non sono solo di alcuni Primari).

  2. Avatar
    Scritto da fortebraccio

    Che pasticciaccio!
    Domanda: cos’hanno in comune le esistenti AO di Milano, Pavia, Bergamo e Brescia? Risposta: sono tutte sedi universitarie.
    E Varese allora?
    A quanto pare Varese non sarebbe in grado di sostenere con la propria università alcun “presidio di alta specialità”… complimenti! Due KO in un colpo solo: non solo a Varese non ci sarebbe spazio per un Ospedale con “alte specialità” (ed il Polo Materno Infantile, allora? Anni e anni di chiacchirere?); inoltre la sua università si troverebbe ad essere inevitabilmente declassata col tempo (chi verrebbe a formarsi in un’università che non offre alcun centro di specializzazione regionale, ma solo “legami col territorio”? e mi chiedo cosa ne pensi, per dire, l’ex rettore Dionigi -non foss’altro perchè sul suo libro si formano i chirurghi di tutt’italia, e qualcosa vorrà pur dire…).

    Ditemi che la sanità lombarda è guidata da marziani e non da varesini, vi prego!

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