La Regione vieta la teoria gender in aula, ma la scuola replica: “Non è affar loro”
La mozione presentata dalla Lega Nord e approvata dal Consiglio regionale lascia perplessi gli operatori scolastici che rivendicano l'autonomia a costruire percorsi formativi senza ingerenze esterne
Con 38 voti favorevoli, 29 contrari e un astenuto, il Consiglio regionale lombardo ha approvato la mozione presentata dalla Lega Nord con cui si impegna la giunta ad “agire sulle autorità scolastiche perché vengano ritirati dalle scuole libri e materiali informativi che promuovono la teoria del gender, fare in modo che la teoria non venga introdotta degli istituti scolastici, si rispetti il ruolo predominante nell’educazione all’affettività dei figli, in ottemperanza al diritto internazionale e alla Costituzione repubblicana; ci sia un effettivo coinvolgimento dei genitori e delle famiglie nelle strategie e nei programmi educativi delle scuole lombarde».
La mozione è stata approvata sull’onda emotiva avviata lo scorso giugno dal sindaco di Venezia in nome della salvaguardia dei bambini dalla presentazione di “ identità fluide e mutevoli”. Una posizione già aspramente criticata dal Ministro Giannini e oggi ribadito sul proprio profilo Facebook dal sottosegretario Davide Faraone: «la teoria gender non esiste. No allo sciacallagio della Regione Lombardia. Sciacallaggio sull’inesistente e allarmismo creato ad hoc, un altro falso storico. Sì, perché forse è bene ribadirlo fino allo stremo: la teoria gender non esiste nella scuola e non esiste proprio. E vi dirò di più: anche a volerci mettere il naso, la regione Lombardia non ha competenza in materia. Tutto quello che riguarda la scuola è appannaggio di scuola e famiglia. E lo dice una legge, la 107/2015, che ha nell’autonomia il suo perno e che prevede un comma specifico – il 16 – contro le discriminazioni e le violenze. A questo punto perché non mettere all’indice la Costituzione Italiana che, all’art.3 recita che tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge a prescindere dalle differenze? Non è un concetto difficile da comprendere: siamo tutti diversi, grazie al cielo, ma uguali nei diritti e di fronte alla legge. Questo recita la nostra Costituzione. Questo vogliamo che la scuola trasmetta ai ragazzi e alle ragazze. Perché il valore dei diritti è la prima “cassetta degli attrezzi” che vogliamo fornire alle generazioni future».
Una posizione diffusa nelle scuole varesine dove, si assicura, non esistono materiali gender e, soprattutto, qualsiasi percorso formativo viene condiviso tra tutti gli organi rappresentativi delle scuole. La materia, quindi, è di squisita competenza scolastica e la Regione può solo fare raccomandazioni e inviti ma non imposizioni. L’ambiente scolastico non vuole avere preclusioni preconcette ma tende a costruire percorsi adeguati e condivisi con le famiglie per aiutare i ragazzi a costruirsi una propria coscienza sociale e civile.
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