L’ex sindaco di Azzate: “Picchiato per i soldi che non ho restituto”

Giovanni Nicora è accusato di una clamorosa truffa da 400mila euro nei confronti di un imprenditore edile. Oggi ha raccontato la sua versione dei fatti

repertorio tribunale varese

Si fa prestare tanti soldi, ma non riesce a restituirli. Ora è accusato di truffa ed è stato (dice) minacciato e picchiato in più occasioni dall’uomo che gli diede il denaro , ovvero il fratello della sua ex compagna, un imprenditore edile che gli aveva concesso 400mila euro per non meglio precisati investimenti.

La storia dell’ex sindaco di Azzate, Giovanni Nicora, sembra uscita da un capitolo del film Il Capitale Umano di Paolo Virzì: un racconto di soldi svaniti, di rispettabilità da salvare di fronte agli occhi del paese, di crisi, e di una presunta truffa. Nicora ha testimoniato oggi davanti al giudice monocratico di Varese, Anna Azzena, per difendersi dalle accuse.

Tra il 2008 e il 2009, mentre era sindaco del paese, ottenne un prestito dal conoscente, senza però rimborsarlo. “Sì, io devo ancora del denaro all’imprenditore edile che mi fece il prestito – ha spiegato Nicora in aula – lo ammetto, e anche io mi sarei molto arrabbiato se avessi dato una cifra importante senza che mi venisse restituita. Ma purtroppo le cose andarono male e mi ritrovai da un giorno all’altro in gravi difficoltà. Ancora oggi sono praticamente indigente e vivo a casa con mia madre. Ogni mese verso mille euro della sua pensione a una donna che abita a Bizzozero, amica dell’imprenditore edile, che provvede a sua volta a farglieli avere. E’ così da tre anni, ed è per questo che in questo lasso di tempo lui non mi ha più picchiato”.

BOTTE

Il fatto di aver ricevuto botte è stato rimarcato spesso da Nicora. L’ex sindaco in sostanza si è difeso affermando che non aveva intenzione di truffare nessuno, bensì che avrebbe avuto bisogno di denaro perché le sue aziende erano sull’orlo del fallimento. Consulente aziendale e socio di maggioranza di due ditte nel settore dei ricambi per auto, Nicora si rivolse alle banche ma queste non gli concessero le somme di cui necessitava. “Io chiedevo un tacchino e loro mi davano un’ala di pollo” ha sostenuto. Così, sfruttando la sua amicizia con la sorella di un imprenditore edile, riuscì a farsi dare i 400mila euro promettendo che ne averebbe restituito ben 480mila nel giro di tre mesi, attraverso la consegna di assegni da 10mila euro l’uno.

Per sostenere la restituzione dei soldi, Nicora chiese ai suoi soci la possibilità di alienare beni per 2 milioni di euro, ma secondo la sua versione dei fatti i contrasti con loro si acuirono bloccando di fatto tutte le cessioni. L’imprenditore edile che aveva concesso il prestito iniziò a chiedere il denaro. “Era una furia, lo capisco, ma usò la violenza contro di me” ha continuato l’imputato. Dalle minacce si passò ai fatti. Nicora chiamò per 7 volte i carabinieri, sostenendo di essere in pericolo. Una volta fece denuncia e un’altra volta afferma di essere stato sequestrato in paese e fatto salire su un’auto dalla moglie dell’imprenditore.

Durante il recupero crediti si verifica anche un altro episodio. “Un mio amico che lavorava in Svizzera si offrì di aiutarmi – ha raccontato – e così andammo entrambi a Lucerna ma quando arrivammo gli telefonai e mi disse che non poteva fare nulla”. L’imprenditore edile non ci vide più, e secondo l’ex sindaco iniziò a picchiarlo in mezzo alla strada. Poi lo fece salire in auto e lo portò a Bergamo nella caserma dei carabinieri dove fece denuncia per truffa. Nicora giura che salderà prima o poi il suo debito, e che finora è riuscito a restituire ben 207mila e 176 euro. Lo dice più volte, in aula. Che lui, prima o poi, ce la farà.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 16 Ottobre 2015
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