Marantelli scende in campo

Il parlamentare del Pd ha deciso di correre per le primarie del centrosinistra. "È giunto il tempo di tirar fuori l'orgoglio varesino, ma per guardare con ottimismo il futuro"

Una sala stracolma con gli ultimi tre candidati sindaco per il centro sinistra dalle elezioni dal 2001 a oggi. Alessandro Alfieri, Antonio Conte e Luisa Oprandi non sono presenti solo per curiosità, ma per testimoniare la continuità con il lavoro fatto in questi anni.

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Marantelli alle primarie del centrosinistra 4 di 10

“Oggi è uno di quei giorni che fanno la storia della città”. Dice Marco Dal Fior, testimonial di peso per la scesa in campo di Daniele Marantelli. È proprio lui a presentare la conferenza stampa del parlamentare del Pd, dopo che nei giorni scorsi aveva tracciato le caratteristiche del candidato ideale per Varese.

Seduto accanto a loro c’è Luisa Oprandi che nel 2011 aveva sfidato Attilio Fontana portandolo al ballottaggio.
“Per una volta non ripartiamo da capo. Daniele rappresenta una continuità con il lavoro del nostro partito che è uscito dalle stanze di viale monte rosa per stare in mezzo alla gente. Lui è capace di aggregare avendo una forte empatia con la gente. Sa allargare, anche perché noi non siamo qui per vincere le primarie, ma le elezioni a Varese. Saprà guardare a sinistra, ma anche alle persone che non si riconoscono nel nostro partito. Daniele ama la città, la conosce, la vive. Ha una forte dimensione sociale che significa anche saper cambiare questa città. Sono venticinque anni che sentiamo le stesse liturgie a volte patetiche”.
Luisa Oprandi chiude il suo appassionato intervento usando una metafora sportiva e passa il testimone a Marantelli.

Marantelli ha un piccolo mazzo di fogli in mano. Sono scritti a mano sulla carta intestata della Camera dei deputati, dove lui siede con diversi ruoli anche di primo ordine, come quello della tesoreria del gruppo.

“Ho deciso di partecipare alle primarie per una coalizione che sarà composta da diverse forze. Per ora ci sono il Pd e Varese 2.0, ma sarà più larga. Parto da una dimensione popolare. Varese deve ritrovare le sue vocazioni migliori perché ha preziose carte da giocare. Dobbiamo essere la porta dell’Europa capace di dialogare con Milano. Varese deve diventare il punto di riferimento delle realtà circostante anche perché la competitività si giocherà tra i territori e noi dobbiamo tornar a esser attrattivi”.

Il suo intervento è quasi un documento programmatico su tanti punti che riguardano il futuro della città. “So bene che il comune si deve occupare in primis dei servizi, ma fermarsi solo a quelli non basta. La scuola sarà al centro perché il grado di civiltà si misura dalle politiche verso i bambini e gli anziani. Noi abbiamo una importante università come l’Insubria e va fatta crescere e valorizzata sempre di più”.

Il deputato, più volte additato come il “leghista rosso” per la sua attenzione verso il Carroccio e anche per la lunga amicizia con Roberto Maroni, entra dritto anche nelle questioni politiche.
“Dobbiamo scrollarci di dosso quella etichetta che vede Varese come città leghista. Non è mai stato così perché la stragrande maggioranza dei cittadini non aderisce a quel partito. È giunto il tempo di tirar fuori l’orgoglio varesino, ma per guardare con ottimismo il futuro. Siamo una realtà aperta non chiusa come molti ci vedono a causa di quella etichetta”.

La sanità è un altro dei suoi punti forti. “Abbiamo avuto grandi personaggi nel nostro ospedale che, oltre che grandi professionisti, erano uomini di cultura legati alla città. Quando dico che Varese è uno dei luoghi più belli del mondo mi prendono in giro, ma ci credo e di posti ne ho visti. Arriviamo da una crisi devastante, ma noi sapremo uscire grazie alle nostre competenze. Non possiamo però fermarci alla contemplazione di un passato glorioso fatto di imprenditori grandi e piccoli che hanno saputo sempre innovare. Ora siamo in un momento di passaggio. Il tran tran non basta. Siamo in una fase di grande cambiamento e la composizione della nostra società sarà molto diversa. La parola chiave è innovazione. Ho diversi pregi, come conoscere tante cose, ma anche difetti come quella di aver meno dimestichezza con la tecnologia”.

La sua idea di amministrazione parte da considerazioni semplici. “Il comune deve esser una casa di vetro, trasparente e amico dei cittadini. Onestà e legalità sono valori non negoziabili. La presenza di Luisa è il segno che non si comincia da capo e si valorizza il lavoro di tanti fatto fin qui”.

C’è un passaggio nel suo discorso dove la voce si rompe, gli occhi diventano lucidi e Marantelli si commuove. “So che farò pagare un prezzo ai miei cari perché gli impegni aumenteranno. Le primarie di Varese spero diventino di esempio anche per le città più grandi. Se vincerò darò vita a una lista civica. Vorrei non trascurare gli affetti perché se non si è sereni non si può far bene. Sarò il capitano, il numero dieci che è quella del regista che esalta la qualità dei suoi compagni di squadra. Le primarie prima e la sfida elettorale poi saranno un momento di festa per dare un’idea di città e di politica fresca”.

Maranteli non si sottrae alle critiche rivolte da chi ha scelto di candidarsi alle primarie prima di lui. “Ho grande rispetto per tutte le persone che si impegnano e si sono impegnate in questi anni. Il gruppo dirigente del nostro partito ha fatto molto, anche quando non abbiamo vinto. Abbiamo comunque permesso di realizzare cose importanti anche grazie al mio impegno per la città. Ora guardiamo avanti”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Ottobre 2015
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