Mezza partita non basta, la Openjobmetis naufraga nella ripresa

Varese, con l'innesto di Ukic, disputa un buon primo tempo a Milano ma dopo l'intervallo non trova più il canestro. Finisce 90-62, la crisi prosegue. Intanto ha firmato Kitchen

basket serie a EA7 Milano - Openjobmetis Varese 90-62

Quasi trenta punti sul groppone, pur con un barlume di pallacanestro che lascia qualche speranza per i giorni a venire. Varese subisce la seconda sconfitta in due uscite di campionato, cede in maniera nettissima a Milano (90-62) sul parquet del Forum ed evidenzia una lista di problemi ancora molto lunga; detto questo la Openjobmetis regge almeno per 20′ l’urto della corazzata EA7 e con l’innesto in regia di Roko Ukic dimostra almeno per un po’ di poter giocare a basket, cosa che non è mai accaduta sette giorni or sono.
Partiamo dai problemi, perché sono la parte più rilevante: i lunghi di Repesa hanno mangiato in testa letteralmente a Davies e Faye – 6 rimbalzi in due – con Lawal in versione tornado, a mettere paura nell’area colorata. Il duo sottocanestro di Varese ha provato a combinare qualcosa in attacco, ma alla lunga è stato spazzato via. E Thompson, che pure ha infilato un paio di triple, continua ad apparire giocatore impossibilitato a stare in campo in Serie A, da titolare: lento nel caricare il tiro, che poi è l’arma migliore, occhi spaesati ed espressione del malcapitato a ogni contrasto. Mettiamoci che Shepherd si sta confermando nella migliore delle ipotesi una riserva, e il quadro è fatto. Ma dicevamo di qualche speranziella: l’aggiunta di Roko Ukic ha portato in campo un po’ di intelligenza cestistica e non a caso quando ha dato i ritmi all’attacco Varese ha saputo stare anche avanti nel punteggio. Certo, pensare che resterà due mesi e poi chissà non è un viatico di quelli che lasciano tranquilli, ma questa è la situazione e tanto vale sfruttarla. Con qualche allenamento in più potrà lasciare un’impronta maggiore. E con lui è piaciuto anche Varanauskas, al netto dei suoi limiti: forse con Caserta avrebbe potuto dare una scossa ai compagni.
Ora a Varese si attende l’arrivo di Kitchen che allungherà la squadra e la appesantirà sugli esterni: speriamo possa dare una bella mano anche a rimbalzo, altrimenti la coperta sarà di nuovo troppo corta. L’americano ha firmato, ma potrà ritirare il visto solo martedì a causa di una festività. E domenica c’è Pesaro, da battere a ogni costo.

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COLPO D’OCCHIO – Il Forum non è pieno come in diverse occasioni nelle due passate stagioni; pubblico comunque discreto per la prima in casa dell’EA7 che fino a qui ha zoppicato. Non molti stavolta i tifosi ospiti, dopo la pessima prestazione con Caserta. In parterre, tra gli altri, il rugbysta Martin Castrogiovanni.

PALLA A DUE – Il nuovo acquisto Ukic è subito titolare; con lui in quintetto anche Shepherd preferito a Thompson e mandato fin dalla contesa sulle tracce di Gentile. In panchina c’è anche Galloway che però ovviamente non può giocare. Milano deve muovere lo zero in classifica e comincia con Cinciarini in regia.

LA PARTITA – L’inizio di Varese è intrigante: Ukic fa girare bene la palla, i compagni lo seguono e Varese sta avanti di qualche punto per tutto il periodo con buone percentuali dall’arco. Davies si fa notare e solo uno sprazzo di Lafayette permette a Milano di stare incollata (21-23) nonostante i tre falli di Jenkins.
Dopo la prima pausa il canovaccio rimane il medesimo: l’EA7 riaggancia in più occasioni ma la Openjobmetis tiene duro, trova canestri un po’ da tutti e fino al 18′ comanda le operazioni. Non basta però per andare negli spogliatoi in equilibrio: l’ultima accelerata con McLean e il gran numero di soluzioni offensive per Repesa creano il break, 48-40.

Dalla ripresa in avanti è un monologo biancorosso, inteso come Olimpia: Varese torna a trovare il canestro con grande fatica e soprattutto a subire l’atletismo dei lunghi di casa. Lawal su tutti, per qualche minuto onnipotente, ma anche i vari McLean e Hummel con quest’ultimo che trova anche il canestro a ripetizione. Con Simon a dettare le danze.

IL FINALE – Poco da fare per la Openjobmetis: Moretti mescola qualche quintetto senza risultati apprezzabili, Hummel non perdona né da sotto né da fuori e il rischio del “trentello” è sempre più vicino. Un divario che non arriva, ma poco cambia: Varese segna appena 8 punti – due dell’esordiente Molinaro – e si arrende 90-62, senza più riavvicinarsi.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Ottobre 2015
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da volpe

    bah.. dire che il migliore dei nostri è l’ultimo arrivato (con 1 allenamento fatto) è tutto dire!!! siamo una squadraccia che merita la retrocessione, il povero Moretti faceva più bella figura se poteva schierare una squadra del CSI contro Milano.
    peggior organico nella storia della pallacanestro Varese.
    alla faccia di chi sparava su Vescovi, Coppa fai un bel gesto vattene!

  2. Avatar
    Scritto da Petruska

    Qualche miglioramento si è visto e Ukic è un signor giocatore e un ottimo innesto (se si potesse trattenerlo). La seconda metà partita è stata però la copia di quanto visto con Caserta: poche idee, scarso talento e tanta paura, negli occhi e nel cuore dei giocatori. Questo punto mi spaventa parecchio: non hanno fiducia in se stessi, forse consci dei propri evidenti limiti. Thompson è imbarazzante, spaurito come un pulcino, limitato ed evidentemente inidoneo al nostro campionato. Nel pitturato poi la situazione è drammatica, manca tutto: peso, reattività, agonismo, propensione a rimbalzo, pericolosità offensiva, intimidazione. I già nostri scarsi lunghi (perchè di pivot non ne abbiamo) non hanno neppure un cambio idoneo alla categoria, e ieri ne abbiamo avuto la conferma (se ce n’era bisogno). Buona impressione han fatto Ovidius e Molinaro, giovani che potranno dare il loro contributo se ben cresciuti. E’ chiaro che non era quella con Milano la partita da vincere, ma le ombre continuano a superare di gran lunga le (poche) luci. Confido nel lavoro del bravo Moretti ma il materiale umano è importante e come si dice da queste parti “i muruni fan mia l’uga”

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