Papa Francesco e la Laudato si’, la salvezza del pianeta viene dal basso

Oltre centoventi persone all'incontro promosso da Radio Missione Francescana, con il collegamento con padre Alex Zanotelli e interventi di esponenti laici

varie varese

Si sono ritrovati in oltre centoventi, venerdì sera, a Radio Missione Francescana, per la presentazione commentata della enciclica Laudato Si’. È il documento con cui Papa Francesco tratteggia la «ecologia integrale» e chiede un impegno a tutti gli uomini, credenti e laici: la presentazione ha riunito al tavolo relatori credenti e atei, nell’uditorio persone delle parrocchie e mondo associativo laico, creando un’occasione di confronto importante.

Ad aprire la serata – dopo l’introduzione di Valerio Crugnola, di Varese 2.0 (co-promotore insieme a RMF) – c’è stato l’atteso, intenso intervento di Padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che negli ultimi vent’anni ha rappresentato una delle più forti e provocanti voci tra i critici del modello di sviluppo che divora la terra. «Un sistema che continua a impoverire, che fa morire di denutrizione ancora oggi 30-40 milioni di persone ogni anno» ha detto il missionario. Zanotelli ha ricordato lo scandalo delle armi («1776 miliardi di dollari in armi ogni anno, in Italia ci costano 80 milioni al giorno») e i rischi dei mutamenti climatici che colpiscono i più poveri, costringendoli alla fame o alla migrazione verso il Nord del mondo.

Zanotelli ha sottolineato la «sobrietà chiesta da Papa Francesco» e la centralità dei comportamenti individuali, uno degli elementi centrali dell’enciclica, che rifiuta di rivolgersi ai soli governi e chiama tutti alle scelte di vita nella quotidianità. «Il Papa dice che non si deve pensare che siano gesti inutili». Nelle sue sottolineature, Zanotelli ha messo l’accento sui riferimenti (molto legati al cattolicesimo dell’America Latina) ai movimenti popolari, ampliando la riflessione bergogliana con una lettura più radicale: «Dall’alto dei governi non verrà niente di buono».

Più di altre, da molti la Laudato Si’ viene letta come un documento in grado di andare oltre le comunità cattoliche, aprendo al dialogo e a una collaborazione forte con tutti gli uomini di volontà. Monsignor Peppino Maffi ha sottolineato ad esempio «lo stile sinodale e il respiro ecumenico» di un’enciclica che per la prima volta «cita brani di riflessioni di esponenti di altre confessioni cristiane».

Mario Agostinelli, ricercatore ambientale ma anche esponente della sinistra di matrice marxista, ha ampliato richiamando «l’approccio laico» che ricorda (ma supera) quello di altre «encicliche secolari» come la Rerum Novarum o la Centesimus Annus. Se però i documenti di Leone XIII e Giovanni Paolo II secondo Agostinelli nascevano come reazione ad altre spinte (come quella del socialismo di fine XIX secolo o il trionfo del capitalismo sul comunismo a inizio anni Novanta), «nella Laudato si’ per la prima volta la Chiesa anticipa, chiede che la riunificazione di credenti e laici avvenga su questa enorme questione del rischio di una distruzione del mondo in cui viviamo».

Insieme al concetto di «ecologia integrale» e alla critica all’«antropocentrismo» e alla «tecnocrazia» (concetti approfonditi da monsignor Maffi), l’altro punto centrale nell’enciclica è quello della «cultura dello scarto» insita nella società industriale, «una cultura che si trasferisce dagli oggetti agli uomini quasi inconsapevolmente», come ha sottolineato il sociologo Guido Viale. Il modello di sviluppo è ancora quello che comprende e prevede le discariche di Nairobi, da cui negli anni Novanta si è alzata la voce di padre Zanotelli: luoghi dove lo scarto dei consumi convive con le vite di chi è considerato scarto e prodotto residuale dello sviluppo. Uno scenario che richiama la necessità della «ecologia integrale come cammino spirituale», sottolineava monsignor Maffi, chiamando a vivere «l’attenzione alla natura insieme all’attenzione alla vita di ogni persona».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 04 Ottobre 2015
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