Un capitano coraggioso

Daniele Marantelli si presenta alle primarie con un discorso forte e di contenuti, ma non nasconde le proprie fragilità e limiti

Daniele Marantelli alle primarie

Si è fatto attendere, ma alla fine ha deciso. Non era per niente scontata la scelta di Daniele Marantelli di candidarsi alle primarie del centro sinistra varesino. Le polemiche di questi mesi ora appartengono al passato e non più alla cronaca politica.

Il deputato e leader storico della sinistra ha fatto un discorso forte, chiaro e denso di contenuti. Sa bene che la scadenza elettorale interna è importante, ma rappresenta un passaggio per poi arrivare alla vera competizione della primavera del 2016. L’innovazione e l’attrattività dei territori come risposta al bisogno di cambiamento sono i temi centrali. Con questo però l’obiettivo di avere un “comune trasparente come vera casa dei cittadini” per rispondere alle esigenze di servizi efficienti e attenti ai più deboli.

Marantelli ha ribadito la sua anima popolare con convinzione, ma senza fermarsi solo a un mero elenco di esperienze fatte e di traguardi raggiunti. Non è mai scivolato nella propaganda, e per un politico navigato come lui non era affatto scontato. Ha parlato dell’orgoglio varesino e del bisogno di scrollarsi di dosso un’etichetta ingombrante come quella di una città leghista e chiusa che da quasi venticinque anni le viene cucita addosso.

È stato attento ad ascoltare diversi contributi di persone del suo stesso partito, ma a volte lontane culturalmente e per esperienze politiche. Nel suo discorso si sente la presenza di uomini come Tosi, suo grande amico e compagno di battaglie politiche, ma anche di Astuti e Alfieri di ben altra provenienza. Alla città interessano ben poco i giochi interni al Partito democratico, e questo Marantelli lo sa. Oggi però si è rinsaldato un asse tra la segreteria regionale, provinciale e quella vecchia anima della sinistra varesina. Qualcuno lo potrà leggere come il trasformismo della politica, ma il discorso del “vecchio” leader è andato oltre perché sa che vincere a Varese significa aggregare tante forze al di là dell’appartenenza. Per questo non sono state casuali le presenze di diversi soggetti alla sua prima uscita. Marantelli, qualora vinca le primarie, farà una lista civica che raccoglierà varesini intorno al suo programma di governo.  

In un passaggio importante del suo discorso c’è stata un’esplosione della sala che lo ha applaudito a lungo. Lui impegnato in politica da quasi quarant’anni, il comunista prima, poi “leghista rosso”, poi l’uomo di potere, ha tolto lo sguardo da quei fogli scritti a mano sulla carta intestata della Camera, gli si è rotta la voce e gli occhi sono diventati lucidi. Si è fermato preso dalla commozione quando ha citato i propri affetti. Appena si è ripreso ha detto che “chi non è sereno con i propri cari non può lavorar bene per la collettività”.

Un politico che non ha timore di svelare alcune fragilità, che poi rappresentano le vere centrali della propria energia, dimostra di poter esser un vero leader. Non solo per il ruolo di capitano, o numero dieci, come lui dice di volersi ritagliare nella sua squadra di governo. Marantelli oggi ha evidenziato un atteggiamento che non è proprio la sua caratteristica più conosciuta. Ha parlato delle proprie competenze, ma con coraggio anche dei diversi limiti, come quello di una certa difficoltà a usare la tecnologia. Averne consapevolezza e dichiararla non la risolve, ma permette di guardarla con la giusta attenzione.

Varese, per Marantelli, potrà esser la porta d’Europa capace di attrarre investimenti che la facciano tornar grande e forte. Al centro c’è sempre una grande considerazione per la scuola, il lavoro e le imprese. Le conosce, le cita, le ringrazia. Come ringrazia i tanti personaggi che hanno garantito una eccellente sanità. Il tutto perché lui crede in un territorio competitivo che sappia accogliere con serenità i cambiamenti, anche quelli difficili come le nuove e massicce migrazioni.

La palla ora resterà solo nel campo del centro sinistra, per giocare una partita importante, come quella delle primarie per la scelta del candidato. Quando nella primavera del 2016 si giocherà la vera sfida per l’amministrazione della città, il risultato non sarà per nulla scontato come hanno sempre pensato nel centro destra da oltre vent’anni a questa parte. 

 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Ottobre 2015
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