Uva ucciso dalle violente emozioni di quella notte

I consulenti del primo processo hanno rispiegato in aula la teoria dl trigger che contribuì a far assolvere i medici dell'ospedale

Processo Uva tribunale Varese

E’ una zuffa continua, il processo per la morte di Giuseppe Uva. Gli avvocati si accapigliano su ogni aspetto procedurale, il presidente della corte d’assise cerca spesso di limitarli e sono rimbrotti duri. La parte civile contesta spesso anche la pm Daniela Borgonovo, assumendo il ruolo di una super accusa, mentre con le difese è polemica continua. 

Oggi sono stati chiamati dalla parte civile a deporre i tre medici che, nel processo di primo grado contro lo psichiatra Fraticelli (poi assolto), furono consulenti del tribunale ed elaborarono una perizia sulle cause della morte di Giuseppe Uva. Si tratta di Angelo Demori, Santo Davide Ferrara e Gaetano Thiene. I professori esclusero che i farmaci somministrati in ospedale a Uva potessero averlo ucciso. Sono loro ad avere elaborato, come causa della morte, una complessa teoria che attribuisce il decesso a una tempesta emotiva che mandò in fibrillazione il cuore di Uva, già offeso da una patologia cardiaca che nessuno conosceva, originata da tre fattori: l’abuso di alcol, le lesioni auto o etero prodotte, la contenzione.

Una teoria, quella del trigger, che i consulenti hanno definito come la goccia che fece traboccare il vaso

Ora, però, l’accusa é quella di omicidio preterintenzionale, per gli 8 imputati. Secondo il codice si verifica quando avviene un decesso in conseguenza di percosse o lesioni personali. Tuttavia di percosse o lesioni le autopsie non hanno mai dato notizia. Il punto è quindi capire se il trigger o la tempesta emotiva, siano comunque stati originati da un reato commesso dalle forze dell’ordine. Se il corpo di Uva, come anche oggi hanno affermato i periti, non aveva lesioni, la domanda è: ma la presunta colpa degli imputati quale potrebbe essere? Botte che che non hanno lasciato segni? O l’avergli provocato le violente emozioni che lo hanno portato al decesso? Le liti tra avvocati derivano spesso anche dalla complessità di tutta questa materia.

I periti hanno aggiunto inoltre che il corpo dell’uomo non aveva bruciature di sigarette e hanno ribadito per l’ennesima volta che il sangue anale potrebbe esser stato causato anche dalle feci. Il Pm Daniela Borgonovo ha detto oggi di non capire fino in fondo la teoria del trigger, mentre le difese l’hanno apertamente contestata, ad esempio, chiedendo ai medici come facessero ad affermare che Uva avesse avuta una tachicardia per 4 ore in mancanza di referti medici a cui riferirsi. La parte civile ha invece contestato le difese perché a loro modo di vedere in realtà gli interrogatori ai periti servirebbero solo a creare confusioni e a smontare delle relazioni mediche che,a  conti fatti, potrebbero portare comunque a determinare un nesso tra la privazione della libertà a cui fu sottoposto Uva e la sua morte.

La prossima udienza, il 12 ottobre, sarà chiamato a deporre Agoustine Noubissié, il dottore della guardia medica che intervenì per prima quella notte in caserma.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 02 Ottobre 2015
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