La parola Islam significa pace

E' stato un inno alla pace, la manifestazione promossa dalle comunità mussulmane. La risposta all'ISIS di famiglie, donne, anziani e tanti bambini, ma soprattutto tantissimi giovani

Egr. Direttore,
dire, che la manifestazione di ieri sera promossa a Varese dalle comunità mussulmane, per manifestare contro il terrorismo e la pace, è stata molto partecipata, è dire poco. Erano anni che a Varese non si registrava una partecipazione così vasta, oserei dire di massa, ovviamente in rapporto alla nostra città e alle sue tradizioni non sempre brillanti. E’ stato semplicemente commovente vedere questi nostri amici mussulmani gridare a squarciagola parole di pace e di fratellanza. In piazza c’erano famiglie intere, donne, anziani e tanti bambini, ma soprattutto tantissimi giovani, specialmente ragazze, con o senza velo, che sprizzavano la gioia di vivere da tutti i pori. Pensare che da queste comunità possano venire messaggi di morte, è semplicemente assurdo e impossibile. Noi purtroppo siamo abituati troppo spesso a dimenticare la storia, ci lasciamo offuscare la mente da coloro che usano il fanatismo religioso, per i propri disegni criminali. Facciamo delle assurde generalizzazioni prendendo per vere, affermazioni che sono false, come gridare che “Allah è grande” per poi uccidere innocenti: le stesse cose che gridavano i nazisti “Gott mit uns – Dio è con noi” per sterminare gli ebrei innocenti e il mondo intero.

Se non comprendiamo che quelli dell’ISIS sono solo dei fanatici terroristi che usano la religione per i loro progetti criminali, non facciamo altro che il loro gioco, che quello di dividerci, di rompere il nostro rapporto di solidarietà e comunità, di alimentare l’odio e la violenza: così poi giustifichiamo i nostri eserciti a gettare le bombe indiscriminatamente, che vanno a colpire nella maggioranza dei casi donne e bambini, vittime civili innocenti di questa guerra assurda che abbiamo seminato nel Medio Oriente. Con la scusa di combattere il terrorismo internazionale, lo abbiamo aumentato a dismisura, facendo nascere addirittura uno Stato Terrorista, l’ISIS, alimentando così tutti i nostri produttori e trafficanti di armi, quelli che ci illudano che facendo crescere il PIL, cresce il nostro benessere, ma è solo un progresso di morte. Hanno ragione le ragazze che ieri sera quando hanno urlato che per spegnere un incendio non ci vuole altro fuoco, per fermare la guerra non ci vogliono altre guerre. Se vogliamo combattere il terrorismo, non solo a parole ma con i fatti concreti, ci servono a mio parere quattro parole:

DIALOGO: con tutti, con tutte e fra tutte le religioni perché non c’è nessuna che ha il primato della verità, nemmeno Papa Francesco, che è una grande della Terra, ma che si porta appresso il peso degli errori commessi dalla chiesa cattolica nei secoli passati e anche presenti.

INTEGRAZIONE: che non significa che noi dobbiamo dettare agli altri i nostri valori (quali ? quelli di Salvini che semina odio a destra e a manca come fa l’ISIS?) ma comprendere che la diversità è fonte di ricchezza. Tutti quindi abbiamo qualcosa da imparare dagli altri e oggi dagli amici mussulmani abbiamo qualcosa in più da assimilare in termini di valori della famiglia e della solidarietà, che qui abbiamo distrutto in nome del consumismo, dell’individualismo e dell’indifferenza. Non siamo più capaci di parlare in termini di comunità.

ACCOGLIENZA: Essere aperti con tutti, basta costruire muri, reticolati, fili spinati, roba da campi di concentramento nazista. Affrontare con un progetto di solidarietà gli immigrati che scappano dalle guerre, dalla fame, dalle discriminazioni, accoglierli così come noi siamo stati accolti in massa dal Canton Ticino dopo l’8 settembre 1943.

LAVORO: Senza il lavoro non si può andare da nessuna parte, soprattutto per i giovani. Senza il lavoro non hanno prospettive e questo può essere pericoloso. 

Della manifestazione di ieri sono mancate tre cose. Non ho visto il Sindaco di Varese, amico e concittadino, ATTILIO FONTANA che ha perso l’occasione di ascoltare una parte consistente dei cittadini che la Costituzione gli affidato il compito di amministrare. Peccato, avrebbe senz’altro avuto modo di arricchirsi di umanità che questo convegno ha espresso, piuttosto che perdersi dietro alle parole di Salvini, impegnato solo a seminare odio. Sono mancati i varesini, pochi come al solito, che non brillano e non hanno mai brillato di una grande partecipazione, accontentandosi ognuno di coltivare il proprio orticello delle singole associazioni, perdendo di vista l’unità e la mobilitazione popolare. Ma sono mancate, purtroppo come è normale e sempre, le nostre parrocchie, da sempre abituate a stare nel chiuso delle proprie chiese, per paura di sporcarsi le mani con la società civile e la politica, preferendo pregare per la pace durante le messe: poco, troppo poco.

Quando poi ieri sera INSAF, la ragazza massacrata dai mas media per l’episodio del Daverio, ha invitato tutti, al termine della manifestazione, a gridare a squarciagola PACE, PACE, PACE, mi sono venute le lacrime dalla gioia. Sembrava che con quel urlo tremasse anche la Torre civica di piazza Monte Grappa: in quella folla c’era tutto il mondo: marocchini, algerini, tunisini, libici, egiziani, palestinesi, siriani, senegalesi, turchi, albanesi, provenienti dall’america latina ecc. ecc. con qualche italiano. Possiamo solo dire grazie agli amici mussulmani: oggi sono la nostra speranza, senza però dover delegare solo a loro il nostro futuro di PACE per il mondo intero.

Anche l’Avvenire di questa mattina, giornale fortunatamente sempre serio ed equilibrato, pur lodando nel suo editoriale, le manifestazioni promosse dai mussulmani a livello nazionale, fa un titolo da prima pagina sballato “C’è un islam che dice no” quasi a sottendere che ne esita un altro che dice si al terrorismo. Ma non è vero: c’è un solo ISLAM, che dice chiaro e tondo NO al terrorismo e vuole la PACE

     

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Pubblicato il 22 Novembre 2015
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