“L’autopsia su Uva era giusta”

Patologia cardiaca ed errore medico. Anche i primi consulenti di Lucia Uva giudicarono corrette le prime ipotesi

Processo Uva tribunale Varese

Altri due ex consulenti medici della famiglia Uva, questa mattina in corte d’assise, hanno sostanzialmente affermato che l’autopsia condotta dal dottor Marco Motta, per conto del pm Agostino Abate titolare delle indagini in prima battuta, era sostanzialmente corretta. E cioè che non si ravvisavano lesioni e fratture, ma che l’analisi portava a orientare le indagini verso altre cause per la morte di Giuseppe Uva, ovvero l’esistenza di una patologia cardiaca aggravata dall’assunzione di medicinali.

Si tratta in pratica della via seguita dalla procura dal 2008 fino all’assoluzione dei medici nei relativi processi, prima cioè che le nuove indagini portassero prima il procuratore capo provvisorio Felice Isnardi ad effettuare una serie di approfondimenti poi sfociato, come in una sorta di replay, in una richiesta di archiviazione di fronte al gup (rigettata e trasformata dal giudice in una disposizione del giudizio in corte d’assise per una serie di reati tra cui l’omicidio preterintenzionale). E infine sostanziata nell’attuale processo che vede il procuratore capo Daniela Borgonovo condurre la pubblica accusa nei confronti di 6 poliziotti e 2 carabinieri.

La dottoressa Rita Celli, in particolare, ha di fatto confermato le conclusioni del dottor Motta avallando l’idea della morte per cause mediche. La dottoressa ha affermato che le lesioni erano lievi e  sarebbero comunque state ininfluenti per la morte; inoltre che non era possibile stabilire se fossero auto o etero prodotte. I consulenti, ovviamente, non continuarono il loro rapporto con la famiglia Uva, che di contrasto ha sempre sostenuto che Giuseppe fu picchiato.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 13 Novembre 2015
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