L’Unione Europea impone i riposi ai medici: rischio caos in corsia

Dal 25 novembre non ci potranno più essere guardie, reperibilità e straordinari che non garantiscano le 11 ore di riposo. I maggiori rischi a Cuasso

medici sette laghi

Undici ore di pausa continuative nelle 24 ore di lavoro.
Dal 25 novembre, l’Italia dovrà applicare la normativa europea che fissa i tempi di lavoro e di riposo per i medici ospedalieri. Si profilano grossi problemi organizzativi dati i continui tagli che hanno portato a un organico in sanità ridotto all’osso. In pratica, i dottori dovranno rispettare la pausa di 11 ore tra un incarico e l’altro. Basta, quindi, alle sostituzioni, alle reperibilità a fine turno, agli straordinari se non in casi eccezionali.

La riorganizzazione è a livello nazionale, così i timori. I sindacati di categoria ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FESMED – FP CGIL MEDICI – CISL MEDICI – UIL FPL MEDICI – FASSID  diffidano gli enti preposti a imporre direttive o regolamenti difformi.

La legge che recepisce la norma comunitaria risale al novembre del 2014: « Per un intero anno – accusano i sindacati – le Istituzioni competenti hanno ignorato il problema, continuando senza riguardo ad operare tagli indiscriminati di personale. Oggi, all’ultimo minuto, come ormai è prassi di una gestione politica costantemente emergenziale del SSN, assistiamo ad uno scaricabarile a cascata dal livello nazionale a quello regionale, e da questo a quello aziendale.Tutto questo si traduce nel rischio inaccettabile di far ricadere le responsabilità di tali incapacità organizzative, e dei conseguenti disservizi a danno dei cittadini, sui soliti capri espiatori delle inefficienze del SSN: i lavoratori dipendenti, in particolare i dirigenti medici e sanitari».

Disservizi si temono anche in provincia. Le trattative a livello di azienda ospedaliera di Varese, per esempio, sono già avviate per ridurre reperibilità, piuttosto eh straordinari o guardie: « Tutto sommato – commenta il direttore generale Callisto Bravi – questa azienda non è messa male. Ci sono ambiti su cui intervenire ma i primari devono fare la loro parte e iniziare a organizzare il lavoro in modo da bilanciare i carichi settimanali tra tutti i medici dell’equipe così da evitare buchi nell’attività e operatività».    

Un visione che i sindacati temono si ripercuoterà sulla qualità e sulla quantità dell’offerta sanitaria alla popolazione: « Se si riducono continuamente le risorse – spiega Andrea Truda della CIMO – si arriverà a un’organizzazione che farà fatica a sostenere la domanda di assistenza. Mi spiego: se lo stesso medico deve fare consulenza in pronto soccorso e operare, è chiaro che prima finirà l’attività chirurgica e poi arriverà al PS bloccando un paziente per ore. Il rischio è che, rivedendo l’organizzazione oraria, emerga la mancanza di risorse con il conseguente rallentamento dell’attività medica».

Preoccupato anche dalle ripercussioni in corsia è anche Ottavio Amatruda, rappresentante dell’AANAO : « Se si vuole parlare di riorganizzazione, allora si pensi a tutte le forze disponibili. Oggi la burocrazia impegna medici che potrebbero risolvere i problemi della mancanza di personale. Io credo che il rischio più alto si avrà in pronto soccorso dove medici e infermieri sono sottoposti a ritmi elevati quando avrebbe tutto l’interesse, per loro e per i pazienti, a lavorare riposati per la delicatezza del ruolo che ricoprono».

L’allarme, quindi, è risuonato. E se a Varese la situazione è potenzialmente delicata per la mole di attività che quotidianamente si svolge, nei presidi periferici è ancora più a rischio, da Luino a Cittiglio fino a Cuasso che rischia anche la chiusura per l’impossibilità di garantire la sorveglianza notturna. Fino a oggi, la presenza del turno di notte è garantita da dottori di Varese che ricoprono l’incarico a gettone riuscendo a giostrarsi con i turni nelle proprie unità operative. Dal 25 novembre, la rigidità del sistema non permetterà più di prendere simili incarichi: l’azienda ospedaliera sta cercando una soluzione e ha emanato un bando per reclutare forze nuove. Il timore è che , vista la difficoltà a reperire alcune figure specialistiche e alla luce della quantità di ferie e ore di recupero arretrate dei medici, anche ambulatori e reparti soprattutto del Verbano presto cominceranno ad andare in sofferenza.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Novembre 2015
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