Milano toglie a Varese l’indagine sulla moglie di Piccolomo

La Procura generale vuole effettuare nuove indagini, Marisa Maldera morì in incidente del 2003 ma il marito è stato già giudicato

marisa maldera

La procura generale di Milano ha avocato a sé l’indagine sulla morte di Marisa Maldera, la prima moglie di Giuseppe Piccolomo, 65 anni, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Cocquio (mani mozzate) ma che viene sospettato di altri due delitti. La decisione è stata presa, nelle scorse ore, dal procuratore generale di Milano, Laura Bertolé Viale, peraltro al suo ultimo giorno di lavoro prima della pensione ed è stata affidata al sostituto Carmen Manfredda.

L’inchiesta sulla morte di Marisa Maldera, morta carbonizzata in un incidente d’auto nel febbraio del 2003 a Caravate, è stata finora condotta a Varese dal pm Luca Petrucci che tuttavia ha chiesto l’archiviazione dopo aver fatto effettuare delle nuove analisi sui vetrini dei reperti trovati sul cadavere della povera donna. A gennaio si terrà l’udienza dal gip e l’avvocato delle figlie della Maldera, Nicodemo Gentile, espliciterà la sua opposizione.

La nuova inchiesta sulla morte della Maldera, a ben guardare, si scontra con un principio giuridico e cioè che nessuno nel nostro ordinamento può essere giudicato due volte per lo stesso reato. La procura generale, e in particolare il procuratore Manfredda, aveva però chiesto la riapertura delle indagini sulla scorta delle accuse rivolte al padre dalle figlie di Piccolomo. Il gip Giuseppe Battarino di Varese, giudicando la richiesta fondata, aveva disposto la riapertura ventilando la possibilità che le nuove accuse avessero aperto scenari nuovi e non esplorati nel 2003. L’indagine era stata affidata al pm Luca Petrucci, che ha disposto esami genetici sui reperti conservati nell’istituto di medicina legale. Nei giorni scorsi, dopo aver visionato quelle analisi, ha concluso che non era emerso nulla di nuovo. Una posizione  netta, ma contraria alla parte civile. L’avvocato delle figlie Nicodemo Gentile ha rilevato che le tracce di tavor trovate in quei reperti siano sufficienti per sospettare che la donna fosse stata sedata.

L’avvocato Nicodemo Gentile commenta positivamente la decisione della procura generale di Milano. “Accolgo con grande soddisfazione questa decisione, che segue la nostra richiesta di opposizione all’archiviazione”

CHE COSA ACCADRA’?

L’udienza per l’opposizione – racconta Gentile – è stata fissata al 26 gennaio. Io credo che all’udienza parteciperà la dottoressa Manfredda della procura generale di Milano e non più la procura di Varese. Che cosa farà? La cosa più logica è che chieda di accogliere la nostra richiesta di opposizione o comunque che chieda tempo per effettuare nuove indagini. Secondo noi c’è ancora da lavorare, perchè nei reperti è stato trovato del sonnifero.

A ben guardare abbiamo le testimonianze di un’amica che è stata con Marisa negli ultimi tempi e che ci ha raccontato come Marisa fosse ostile e contraria all’utilizzo dei farmaci e dei sonniferi. La perizia medico legale di allora,  ci dice che quando la donna fu avvolta dalle fiamme era ancora in vita, ma potrebbe essere stata in uno stato di torpore. Indotto da chi? Da chi le ha dato il sonnifero”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 30 Novembre 2015
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