Passa il treno, ricompare una civiltà di 3000 anni fa

Il cantiere della nuova ferrovia ha permesso di scoprire 80 tombe "pregolasecchiane", il doppio di quelle conosciute fino ad oggi. Un ritrovamento che potrebbe dare origine a un nuovo museo

141Tour Golasecca

Passa il treno e dal territorio intorno a Malpensa riemerge un passato di tremila anni fa: il cantiere dlela nuova ferrovia tra i due terminal dell’aeroporto ha permesso di ritrovare – nell’arco di un’estate, quella del 2014 – decine di tombe della “Cultura di Golasecca”, quasi raddoppiando il numero di sepolture conosciute dall’Ottocento ad oggi.

(foto: area del Monsorino, Golasecca)

Per la precisione i ritrovamenti riguardano tombe con corredo ceramico e bronzeo datate in questa fase al XII-IX secolo avanti Cristo, vale a dire alla fase “pregolasecchiana”. «Abbiamo rinvenuto 80 nuove tombe a fronte di circa 45 note» spiega Barbara Grassi, della Sopraintendenza per i Beni Archeologici. Il cantiere della ferrovia si è trasformato in una straordinaria occasione di ricerca archeologica e di studio: grazie ai fondi specifici previsti negli appalti, tombe e corredi sono state scavate e si trovano ora in un laboratorio di Faenza, per la prima fase di restauro, a cui seguirà quella di studio.

Il ritrovamento è importantissimo e fino ad oggi gli archeologi si sono mossi con particolare attenzione e riserbo, anche per il contesto in cui sono state ritrovate le tombe: tante e in una zona relativamente riconoscibile, quella del cantiere. «L’ultima cosa di cui avevamo bisogno erano curiosi in zona» ammette Barbara Grassi. Sia per tutelare i ritrovamenti (da improvvidi visitatori ma anche da cacciatori di materiale) sia per il contesto, terreni su cui erano presenti anche ordigni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale: «A volte le bombe si trovavano nello stesso sito in cui sono state ritrovate le tombe». Si trattava in gran parte di bombe da esercitazioni in cemento, innocue, ma in qualche caso sono stati ritrovati anche ordigni veri, contenenti esplosivo: erano cinque («da 100 chili l’una» spiega l’ingegner Giovanni Corbo di Sea) solo nell’area della futura stazione, oltre a qualche proettile qua e là (come quello fatto esplodere l’estate scorsa, vedi qui).

Al di là di quello che emergerà dai futuri studi, il numero di sepolture ritrovate rappresenta una occasione eccezionale per raccontare la Cultura di Golasecca, civiltà protostorica pre-romana nata e sviluppatasi sulle rive dei fiumi (a partire dal Ticino), vere vie di comunicazione di un’Europa ancora coperta da fitti boschi e impraticabili paludi. Se già oggi Golasecca sta diventando centro di studio e divulgazione sull’antica civiltà insieme alla vicina Castelletto Ticino, Malpensa potrebbe diventare nuovo polo di conservazione in situ dei ritrovamenti archeologici: questa, almeno, è la proposta avanzata tanto da Barbara Grassi quanto dall’attuale assessore alla cultura di Regione Lombardia, Cristina Cappellini. «Far rimanere sul territorio i ritrovamenti effettuati durante gli scavi è sicuramente la soluzione migliore» ha detto Cappellini. «Come ritengo giusto che siano qua e che possano costituire un punto di riferimento non solo per gli amanti della storia, ma anche per chi arriva e o parte dallo scalo varesino».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 23 Novembre 2015
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