Varese è la città del cuore

Giuseppe Calveri, direttore al Circolo del reparto ospedaliero di cardiologia, presenta l’annuale convegno di studi sul cuore, in programma sabato 28 novembre al De Filippi

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(Nella foto: Giuseppe Calveri, salutista convinto, ha voluto brindare alla salute  dei lettori di Varesenews con un  eccezionale prodotto siciliano poco “frequentato” dal popolo delle Prealpi: il succo di melograno. Gusto eccezionale, il più potente prodotto naturale per la prevenzione dei tumori. Un succo così non lo si trova a Varese, sembra che ci sia  un particolare percorso da fare sino a un mercato milanese veramente garantito. Del melograno e di altri prodotti colorati che ci devono essere nella borsa della spesa il dott.Calveri  parlerà sabato 28 al De Filippi)

La possiamo chiamare tranquillamente scuola perché tale già era quando l’Università non era nemmeno un progetto: la cardiologia di Varese per decenni è stata un grande riferimento scientifico e  culturale per parecchi medici.

Numerosi i protagonisti dello sviluppo ad alto livello di questa specialità che oggi è avanguardia nel nostro territorio e oltre i confini provinciali, anche nel Canton Ticino, ma Giuseppe Calveri, direttore al Circolo del reparto ospedaliero di cardiologia, presentando l’annuale convegno di studi sul cuore, in programma sabato 28 novembre al De Filippi, ha giustamente  voluto ricordare Giovanni Binaghi, il “prof” che ha dato l’impulso decisivo per la nascita e l’ascesa della grande scuola varesina. Anche Varesenews si unisce all’omaggio a papà Binaghi.

Direttore Calveri, comunicazione e informazione oggi hanno assunto un ruolo di primo piano nella vita dell’uomo ed è giusto rilevare che coloro che si impegnano direttamente nella cura della salute delle comunità e gli uomini di studio e scienza hanno subito colto le grandi opportunità offerte anche dai nuovi mass media e le utilizzano a fondo per diffondere conoscenza, per avere  reale e importante collaborazione nella lotta per la vita. Varese è sempre stata molto attiva sul fronte della cultura medica e non solo  perché si è oltre i cinquant’anni dalle prime lezioni accademiche.

Quando e perché lei ha deciso di intraprendere una più ampia e razionale divulgazione della conoscenza di quella affascinante e pur sempre misteriosa pompa che abbiamo nel petto?
«La mia passione per questo affascinante muscolo sorge già in età adolescenziale quando studiavo il cuore di maiale (il cuore di maiale è simile a quello umano) nella macelleria di mio padre. E’ da allora che l’interesse per la fisiologia e la patologia di questo muscolo è stato sempre un crescendo. Ho intrapreso la carriera di cardiologo che esercito da oltre 30 anni sempre presso l’Ospedale di Circolo di Varese, seguendo la grande tradizione ospedaliera di un grande maestro come è stato Giovanni Binaghi. La crescita  scientifico-culturale mia e del mio gruppo è da un decennio in continua espansione. Abbiamo organizzato e organizziamo tutti gli anni congressi nazionali e internazionali, portando prestigio alla U.O. di Cardiologia e all’Azienda Ospedaliera facendo conoscere le nostre potenzialità in Italia e in Europa. Tutto ciò si è riflesso e si riflette sulla qualità di cura dei  pazienti».

E’ passato qualche anno: lei è soddisfatto del livello di  disponibilità  dell’opinione pubblica a seguire il vostro lavoro, di conseguenza ad avere  una migliore attenzione dei cittadini alla  salute?
«Non c’è cosa più bella e importante nella vita che il “bene salute”. Il poter aver dato negli anni e continuare  a dare un significativo contributo ai pazienti per il mantenimento di questo bene è per me  una orgogliosa soddisfazione. I cittadini diventano sempre più consapevoli della malattia, partecipano con interesse alle campagne educazionali di prevenzione cardiovascolare e sono molto riconoscenti del lavoro divulgativo e assistenziale che io e il mio gruppo della Cardiologia 2 proponiamo».

Perché il cuore resta così tanto misterioso, direi impronosticabile  nelle sue evoluzioni  rispetto ad altri nostri organi? Ricordo di un campionissimo finlandese di lotta: aveva vent’anni, lo trovarono morto a letto. E pure di un sacerdote ampiamente rassicurato da un luminare: lasciò lo studio del medico, quattro passi, morì mentre era in attesa dell’arrivo dell’ascensore che aveva chiamato. Sono casi limite che non devono fermarci nella protezione e cura utilissime per il benessere del cuore. E’ il tema del vostro convegno del 28 novembre al De Filippi. Ne vuole parlare?
«Il cuore come tutti gli organi ha un codice genetico. La prevenzione  dei fattori di rischio cardiovascolare è un elemento di sicuro significato prognostico favorevole. Purtroppo esiste una esigua fetta di malattie cardiache geneticamente predisposte che possono essere mortali e che devono essere approfondite con esami speciali di genetica, soprattutto quando vi è una familiarità di morte improvvisa».

C’è una  protezione standard o è bene avere particolari cautele a seconda dell’età? Per esempio negli anni giovani a che si deve badare per non maltrattare il nostro cuore?
«Indubbiamente già da giovani, per prevenire le malattie cardiovascolari, bisogna adottare un corretto stile di vita, una sana alimentazione, una adeguata attività fisica ed evitare i fattori di rischio cardiovascolare, tra cui quelle più importanti il fumo, l’uso di sostanze nocive, l’obesità…».

E da adulti?
«Si raccoglie da adulto quello che si è seminato in giovane età. Se non si previene la malattia cardiovascolare da giovane bisogna sapere che una volta manifestatasi, la si può solo curare ma non guarire».

La vecchiaia è la stagione della pigrizia per il nostro cuore?
«Il cuore è un muscolo che lavora instancabilmente, 24 ore su 24, compiendo ogni giorno 100.000 battiti per pompare 8.000 litri di sangue. Come tutti gli organi anche il cuore con l’età invecchia, ma non per questo bisogna farlo riposare. Il muscolo cardiaco deve essere tenuto sempre in allenamento con una corretta attività fisica compatibilmente con l’età».

Tra  i nemici del cuore, uno lo si potrebbe “limitare”, mi riferisco allo stress…
«Lo stress è un fattore di rischio cardiovascolare, ma il danno che procura sull’apparato cardiovascolare non è uguale per tutti. Il comportamento e la personalità possono influenzare la resistenza e la tolleranza allo stress nei vari individui. Gli individui con comportamento di tipo A (carattere ansioso, irritabilità, cattivo umore, difficoltà del sonno…) sono quelli più esposti allo stress e sono quelli più vulnerabili alle malattie cardiovascolari (infarto, ictus e ipertensione). Gli individui appartenenti al tipo di comportamento B hanno una maggiore resistenza allo stress e quindi hanno un minore rischio di ammalarsi».

Ma che cosa posso fare io, tifoso del Milan, del Varese e dell’ex immensa Ignis che mi stressano a volte tutte e tre insieme e quasi tutte le domeniche? Direttore, scherzo ma non troppo: oggi pure lo sport è diventato una guerra. Faccio di nuovo il cronista serio: lei e i suoi collaboratori che vi aspettate da questo incontro che la nostra gente e prima ancora i medici dovrebbero seguire con attenzione?
«Ci sarà di sicuro la grande attenzione che si fonda su un rapporto diventato solidissimo, fatto di  fiducia e credibilità scientifica che crescono ogni anno grazie all’esperienza quotidiana, a studi particolari delle patologie e alla ricerca: i risultati di questi grandi impegni vengono presentati dai relatori. Sono i momenti in cui i medici parlano ai medici, ma ad ascoltare non manca mai il pubblico. Anche per questo Varese è la città del cuore».

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Pubblicato il 24 Novembre 2015
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