Affreschi bizantini? Mistero risolto

Gli studi al carbonio, sulle travi della chiesa nel parco Unesco dei longobardi, hanno dato risultati sorprendenti

Santa Maria Foris Portas

La scienza sfata un mito. La chiesetta di Santa Maria Foris Portas, a Castelseprio, molto probabilmente non è longobarda. Lo sostengono gli ultimi studi in laboratorio, effettuati sui reperti di legno, sasso e malta, da un pool qualificatissimo di esperti, e coordinati dalla Soprintendenza archeologica di Milano. La chiesa è però inserita nel parco archeologico dei longobardi di Castelseprio. Cambierà qualcosa? «Per me no – osserva Marina De Marchi  valente archeologa della Soprintendenza – è comunque un monumento straordinario e unico nel suo genere, ma credo sia venuto il momento di dirlo chiaramente che le cose stanno così».

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La grande attrazione della chiesa sono gli affreschi nell’abside, che ritraggono scene tratte dai vangeli apocrifi e con uno stile bizantino ellenico. Lo storico Gian Piero Bognetti, scopritore degli affreschi, nel 1944, collocò la datazione della chiesa nei secoli della dominazione longobarda (VI-VIII), ma la presenza dei dipinti bizantini creò un caso storico di valore mondiale. Com’è possibile che i “barbari” longobardi facessero realizzare nelle loro città delle iconografie del nemico bizantino? Bognetti ne trasse una interessante teoria, basata sulla presenza di elementi religiosi bizantini in funzione anti ariana, poiché all’inizio dell’epoca longobarda il cristianesimo germanizzato dei barbari era ancora diviso in correnti, tra cui quella “ariana, cioè legata all’interpretazione teologica del vescovo  Ario, che sottovalutava la figura di Gesù rispetto a Dio,  e proponeva un cristianesimo semplificato più adatto ai palati duri dei germanici.

La soluzione dell’enigma, secondo gli studiosi, è però più semplice: i dipinti non furono realizzati da un bizantino “prigioniero” nell’era longobarda, ma da un artista che nel decimo secolo, cioè nel 900 dopo cristo e dintorni, riprese lo stile bizantino. Siamo di fronte cioè a un neo ellenismo, una corrente artistica che prese piede, probabilmente, nel periodo imperiale degli Ottoni, a cavallo tra il 900 e l’anno Mille. Per semplificare, è come se dicessimo che il Duomo di Milano non è stato realizzato nel medioevo gotico, ma nell’ottocento neogotico, cosa che peraltro è accaduta in parte davvero, così come il castello sforzesco di Milano è una interpretazione ottocentesca dell’immagine del gusto medievale.

Ma come si è arrivati a questo risultato? La campagna di indagine sulla chiesa è stata effettuata il 2012 e il 2013. L’analisi stratigrafica delle murature ha permesso di riconoscere le fasi di cantiere della chiesa. C’è stata anche una soprelevazione della stessa in anni successivi, chiaramente visibile, ma la sostanza non cambia. «Le convergenze tra le diverse datazioni sono molto più numerose rispetto alle criticità e suggeriscono una datazione della chiesa e degli affreschi in un arco cronologico tra IX e X secolo» scrivono gli esperti. 

E’ tutto scritto in un libro specialistico, che però circola solo tra gli studiosi: «Castelseprio e Torba. Sintesi delle ricerche e aggiornamenti», Sap editore, 2013. Durante il convegno su Teodolina e i longobardi, proprio a Castelseprio, sabato scorso, Marina De Marchi ha spiegato agli infreddoliti congressisti che le indagini sulle travi di legno e sui ciottoli, effettuate al carbonio 14, in vari punti esterni della chiesa (quelli interni sono stati contaminati dai solventi usati nei restauri) hanno dato risultati scientificamente rilevanti sulla datazione del decimo secolo.

Esistono anche pezzi del quinto e sesto secolo, ma sono dei riutilizzi successivi di travi già esistenti. Insomma, chiesa e affreschi sono della stessa datazione, e risalgono comunque al periodo tra il 900 e il 1000, in un momento di rifioritura artistica. Una committenza sicuramente ricca e raffinata. La chiesa è stata costruita pare insieme all’atrio. Al decimo secolo sono inoltre da riferire anche i più antichi graffiti sugli affreschi. «Non ha, invece, alcun supporto archeometrico, allo stato della ricerca, una cronologia degli affreschi anteriore al IX-X secolo» scrivono gli studiosi Gian Pietro Brogiolo, Vincenzo Gheroldi, Flavia De Rubeis, John Mitchell. Se siete appassionati del tema, una degli studiosi che ha partecipato alle ricerche ha postato sul web una relazione sugli studi scientifici del 2012. Buona lettura. 

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 10 Dicembre 2015
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