Alan Friedman: “Renzi non è il nuovo Berlusconi”

Il giornalista americano ha presentato il suo libro-intervista a Silvio Berlusconi agli studenti della Liuc. Un'occasione per fare il punto su quello che sta succedendo in Italia e nel mondo

Alan Friedman alla Liuc

E’ stata un’intervista lunga 28 ore quella che è condensata nell’ultimo libro di Alan Friedman, My Way. Un volume dedicato «all’uomo più controverso che ha governato l’Italia dall’epoca di Benito Mussolini»: Silvio Berlusconi. Il celebre giornalista americano è stato ospite della Liuc per una chiacchierata a tutto campo con gli studenti, toccando i temi più caldi della politica nazionale e internazionale.

SILVIO BERLUSCONI – Le pagine del volume affrontano a tutto campo l’epoca del berlusconismo «20 anni in cui l’Italia è cambiata radicalmente». Ma se da un lato «Berlusconi aveva le carte in regola per fare molto» dall’altro «per una serie di motivi non ha potuto o non ha voluto fare le riforme promesse» anche perché «era molto preso con le sue vicende personali». Leggi ad personam, scandali giudiziari e inchieste che hanno accompagnato la parabola discendente dell’uomo che «ha costruito un impero e cambiato la cultura di questo Paese».

MATTEO RENZI – Ma oggi è il premier (e segretario del PD) che «sta portando avanti le promesse di innovazioni di Berlusconi», sostiene Friedman. «Quindi Renzi è il nuovo Berlusconi?», chiede un ragazzo seduto nella nutrita platea che sta ascoltando il giornalista, che risponde: «Renzi non vale 8 miliardi di euro e  non ha gli interessi che aveva Berlusconi da proteggere; quindi no, non è il nuovo Berlusconi». Ma, così come era Berlusconi, «Renzi è un politico spietato, furbo e cinico», un politico che non si lascia sfuggire le occasioni e che così, ad esempio, «sotto elezioni regala 500 euro ai 18enni con la scusa del contrasto terrorismo».

IL FUTURO DELL’ITALIA – Secondo Friedman i prossimi anni saranno ancora molto bui per l’Italia. «Nei prossimi 5 anni -prevede- poco cambierà e quindi se volete avere concrete opportunità andate verso nord: Londra o la penisola scandinava». Ma a chi volesse rimanere nel Bel Paese il consiglio è quello di «puntare tutto sulla banda larga, la tecnologia e l’e-commerce», sempre che «la situazione non precipiti».

LO SCACCHIERE INTERNAZIONALE – Quello che sta succedendo in Medio Oriente, infatti, sta mostrando tutte le problematiche che hanno iniziato ad emergere da quando Bush «il presidente peggiore della storia degli Stati Uniti, uno che non ha fatto una sola cosa positiva, ha deciso di portare la democrazia in Iraq». Secondo Friedman «con Saddam e Gheddafi ancora al loro posto l’Isis non esisterebbe» e anche il futuro non promette nulla di buono: «gli americani aspetteranno il 2017 quando ci sarà il nuovo presidente per fare qualcosa ma nel frattempo Putin sarà diventato fortissimo alleandosi con Cina e Iran mentre l’Europa continuerà a non contare nulla».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Dicembre 2015
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