App e cellulare, così il museo diventa interattivo

Museo Maga e Castello di Masnago sono le prime due realtà a rientrare nel progetto Liuc "Amami" che rende sempre più coinvolgente l'esperienza del visitatore

Un tempo c’erano le didascalie di fianco alle opere, poi sono arrivate le audioguide ma alla fine, nell’epoca del digitale, anche il museo si deve aggiornare. E’ proprio da qui che è iniziato il progetto di Liuc Amami, Antico e Moderno Ambient Intelligence, che ha portato per primi il Museo Maga di Gallarate e il Castello di Masnago nell’era delle visita 2.0.

«Non volevamo che i musei acquistassero attrezzature costose -spiega Mauro Mezzenzana, ricercatore Liuc- e per questo siamo partiti da quello che tutti i visitatori hanno in tasca: un cellulare». Ed è proprio lo smartphone il protagonista del progetto dal momento che grazie ad una app «il telefono riconoscerà la posizione in cui si trova il visitatore offrendo maggiori informazioni sulle opere con video, foto o audio». museo maga app

Una magia resa possibile dai beacon, piccoli ed economici chip bluetooth nascosti lungo il percorso espositivo, che «dialogando con il telefono mostreranno le informazioni per quell’opera o quella sala».

Una novità che apre infinite strade ai musei. «Noi che ci occupiamo di arte contemporanea abbiamo da un lato il problema di far decodificare al visitatore l’opera ma dall’altro di evitare che le informazioni sovrastino l’opera», spiega Alessandro Castiglioni del Maga. Con un servizio come questo «noi siamo in grado di gestire una montagna di notizie» dando al visitatore «quelle che più servono per rendere la sua esperienza completa».

Un lavoro molto lungo quello che ha portato alla nascita del progetto che ha unito esperti, storici, curatori museali ed ingegneri. Un progetto unico nel suo genere che proprio per questo stato raccolto in un ebook (disponibile cliccando qui). Le app per accedere al servizio, invece, sono quelle classiche dei due musei scaricabili gratuitamente dal proprio app store: Maga smart guideMusei di Varese.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Dicembre 2015
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