Clima, il 2015 è l’anno più caldo

Dodici mesi di meteo passati al setaccio nel rapporto annuale del Centro Geofisico Prealpino. Dal mezzo metro di neve dell'inverno scorso al gran secco di questi giorni

Varie

C’è una foto quasi anonima nel rapporto annuale del Centro Geofisico Prealpino, verso la fine, che traduce un anno col termometro in mano: un bosco rigoglioso, in un panorama assolato.

Peccato che questo scatto sia stato realizzato il 29 ottobre scorso: piante con le foglie ancora sui rami, in questa stagione, non si erano mai viste, neppure lo sbocciare delle primule a novembre, né la mimosa, che supera addirittura il primato della Riviera.

Cosa sta succedendo? È il ritratto di un anno che si apre “quasi normale” per chiudersi con la skyline di Milano avvolta dalla nebbia velenosa degli inquinanti che non se ne vanno dalla Pianura Padana.

In mezzo ci mettiamo sì la neve, sì i temporali anche violenti d’estate.

Ma anche la canicola che ha incoronato il 2015 l’anno più caldo di sempre. E poi il pericoloso record che proprio in questi giorni stiamo vivendo: 2,3 millimetri di pioggia scesa nel mese di novembre, rugiada compresa; per rivivere una situazione del genere bisogna tornare indietro di 35 anni.

I motivi di queste anomalie, che se non si interviene immediatamente in maniera radicale provocheranno disastri che peseranno sulle spalle dei nostri bambini, sono dovuti al riscaldamento globale prodotto dai gas serra, come l’anidride carbonica.

La temperatura media del 2015 (di tutto il pianeta, compresa la superficie del mare) è stata di 14,73°C, precisamente 0.73°C al di sopra della media delle temperature del trentennio di riferimento 1961-1990 e 1°C al di sopra della temperatura dell’inizio 1900”, si legge nel rapporto a firma Paolo Valisa.

L’aumento di temperatura globale marcia di pari passo con quello della concentrazione di anidride carbonica che nel 2015 ha raggiunto il nuovo record di 400,2 parti per milione (ppm) contro 390,2 ppm nel 2011, con un aumento del 45% rispetto alla concentrazione dell’epoca pre-industriale. Valori così elevati non si sono mai registrati perlomeno da 750’000 anni ad oggi”.

Effetti che si misurano anche a casa nostra. Uno degli indicatori riguarda la graduale scomparsa dei ghiacciai alpini.

Le misure al ghiacciaio di Hohsand (Formazza) condotte dal Centro Geofisico Prealpino in collaborazione con la Società Meteorologica Italiana e il Comitato Glaciologico Italiano hanno mostrato una perdita netta di spessore di ghiaccio di 410 cm a 2550 m di quota, e ancora 180 cm a 2800 m.

Al pesante bilancio negativo hanno senz’altro contribuito le modeste precipitazioni invernali e il caldo precoce dei mesi primaverili aprile e maggio.

Il rapporto, che arriva puntuale alla fine di ogni anno, permette uno sguardo a volo d’uccello sui principali fenomeni atmosferici che hanno riguardato la nostra provincia e che spesso si sono legati a doppia trama con fatti delle cronaca quotidiana.

Come dimenticare, per esempio, il quasi mezzo metro di neve sceso nella montagne dell’Alto Varesotto a metà del febbraio scorso, fatto, tra l’altro che ha accompagnato anche la sospensione di numerose sfilate di carnevale?

O le fortissime piogge che hanno causato l’allagamento di Malpensa il 15 maggio scorso, provocando la paralisi dello scalo per un’ora?

Nonostante l’acqua e la neve, il 2015 è risultato l’anno più caldo misurato a Varese con temperature medie di 14,4° C, oltrepassando il record precedente appena stabilito dal 2014 che aveva, a sua volta, eguagliato il 2003.

Il documento integrale – RAPPORTO CLIMA 2015

di
Pubblicato il 28 Dicembre 2015
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