Malpensa e Linate, “volano” gli affari commerciali

Le attività interne ai due aeroporti valgono ormai il 50% del fatturato di Sea. E molto fa il rinnovato T1: "Nei prossimi anni puntiamo al traffico intercontinentale"

La nuova Malpensa

Sea cresce: grazie al traffico di Linate e Malpensa, grazie anche alle attività non aviation e nonostante a crescente concorrenza dell’Alta Velocità ferroviaria sulle relazioni interne: è lo scenario presentato dal presidente di Sea Pietro Modiano, nella seduta congiunta delle commissioni Trasporti e Partecipate di palazzo Marino, sul bilancio del 2015 e sulle prospettive tracciate per il prossimo quinquennio.

«Crescita ovunque per i volumi e molto buona per le attività commerciali, che valgono il 50 per cento dal punto di vista del fatturato, ovvero circa 250 su 500 milioni» ha spiegato Modiano. I costi «sono sotto controllo, Sea e’ sana nei fondamentali. Chiudiamo con oltre 28 milioni di passeggeri, voli intercontinentali in crescita a 5,6 milioni di passeggeri, 14,9 milioni per i voli extra Italia non intercontinentali» mentre «il domestico langue: pesano il Frecciarossa e Italo, che da quando ci sono significano 1,5 milioni di passeggeri in meno»,

La crescita, per i voli intercontinentali «al netto del Nordafrica che ha ‘preso la botta’ degli attentati di Parigi», è stata a Malpensa del 15% nel 2014 e del 13,6% nel 2015. Per questo secondo Modiano «è finita la storia di Malpensa in declino», soprattutto grazie alle tratte verso il Medioriente e l’America, mentre verso la Cina «subiamo la concorrenza di Fiumicino». Una «crescita a due cifre negli ultimi due anni» anche per il traffico merci e «ha cominciato a crescere» anche il comparto dei voli privati con Sea Prime che «vale 15 milioni di fatturato ma e’ promettente». I «due piloni» della crescita sono quindi «Malpensa intercontinentale e la gestione dei negozi».

Di qui le scelte sulla struttura commerciale: «Alla fine del 2013 abbiamo preso la decisione, legata a Expo, di rimettere a posto Malpensa sul piano dell’estetica e dell’accoglienza, investendo 30 milioni di euro: ha funzionato, e questo ci incoraggia per il futuro. La spesa per passeggero e’ aumentata del 32%, da una media di 2,2 euro a 2,9 euro a passeggero al T1, considerato il terzo luogo del lusso dopo via Montenapoleone e via della Spiga». Per Sea Handling, «uscita da Sea», una «ristrutturazione che ha avuto successo senza passare da licenziamenti» e se la Commissione europea valutasse una “continuità” fra Sea Handling e Sea Airport «saremmo nei guai: una trappola normativa su cui la commissione europea speriamo prenda l’unica decisione razionale».

E il futuro? Il piano per i prossimi 5 anni prospetta  oltre 400 milioni di investimenti e l’obiettivo di 34 milioni di passeggeri entro il 2020. Obbiettivo: «sfruttare la crescita dell’intercontinentale e del low cost, con l’efficienza e incentivi commerciali» (il 2015 è anche l’anno del ritorno di Ryanair a Malpensa). Per questi ultimi «abbiamo arretrato il fronte dei controlli di sicurezza per aumentare lo spazio per le attività commerciali». La «razionalizzazione» dei controlli (vedi qui) ha portato alla riduzione delle code, con «3-4 minuti in meno di sosta ai controlli» e a un aumento quindi del «tempo prima dell’imbarco» per lo shopping nella zona commerciale: la durata del passaggio medio di ogni passeggero ai metal detector e’ stato ridotto da 34 a 20 secondi, poi risaliti a 27 secondi dopo gli attentati di Parigi. Per i prossimi anni si prevede una crescita ulteriore del cargo «non a due cifre ma del 5 per cento» e «di aumentare l’area dei ricavi non aviation e la qualità dei servizi».

I costi operativi «cresceranno meno dei ricavi, vogliamo aumentare la redditività», ha spiegato Modiano. In cifre, oltre 400 milioni gli investimenti nel quinquennio, con la cifra maggiore, 127 milioni, nel 2016. L’obiettivo è arrivare a 34 milioni di passeggeri entro il 2020. Si punta sulla «attrattività di Milano» attraverso le infrastrutture in particolare ferroviarie, per cui Modiano chiede «aiuto agli azionisti per il sistema decisionale», e sull’aumento dei «passeggeri più preziosi, quelli dall’estero, che oggi sono il 40%: vorrei arrivare al 45%». Confermato il “no” alla terza pista a Malpensa, perché «non si arriverà a livelli di saturazione prima del 2030 e anche allora ci sara’ ancora un margine prima di diventare inefficienti». Le linee guida del MasterPlan – che comprendono anche l’accantonamento della terza pista in questa fase – sono state presentate nell’autunno scorso (vedi qui).

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Pubblicato il 11 Gennaio 2016
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