Sequestro Filmstudio 90, burocrazia zelante o violazione di legge?

Il presidente dell'associazione culturale che opera in provincia da 25 anni ripercorre le fasi che hanno portato al sequestro della sala da parte della polizia locale

sequestro filmstudio 90

Lettera aperta di Giulio Rossini presidente di Filmstudio 90

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Pensando di dare a tutti una necessaria e doverosa informazione degli avvenimenti legati alla chiusura temporanea della sala gestita da Filmstudio 90 e altre associazioni in via De Cristoforis, vi delineo la cronologia dei fatti.

Il 7 dicembre 2015 tre addetti della Polizia Locale fanno un sopralluogo alla sala, dove stavano entrando soci di Filmstudio 90 per assistere a una proiezione, ed hanno accertato la presenza di 91 poltroncine, un registratore di cassa per i biglietti e due volontari dell’associazione, addetti alla biglietteria e al tesseramento, che, si legge nel verbale di ispezione, “viene effettuato in una saletta attigua e la tessera ha validità dal giorno successivo a quello della data dell’emissione”. Ai due volontari viene chiesto lo statuto del circolo privato, il registro dei soci e la SCIA, dichiarazione di inizio attività, che non vengono esibiti in quanto a norma di legge sono tenuti sotto chiave dall’impiegata di Filmstudio 90. Nel verbale d’accertamento si chiede di portare il materiale entro tre giorni al Comando di Polizia.

Il giorno 11 il sottoscritto si reca al Comando e consegna un plico contenente una richiesta di incontro, cui sono allegati lo Statuto dell’associazione, un modulo di iscrizione e una pennetta con l’elenco dei soci. Nella lettera, che viene fatta protocollare, si comunica che la SCIA non è mai stata richiesta alle autorità, in quanto essa “è prevista solo per lo svolgimento di un’attività aperta al pubblico, mentre la Sala Filmstudio 90 è appunto riservata solo ai soci dell’associazione, come appositi ed evidenti cartelli segnalano all’ingresso”.

Il 16 dicembre ricevo una telefonata dal Comando di Polizia, che mi invita a passare il giorno successivo. Il 17 dicembre alle 9 vado al Comando, dove sono ricevuto dal Comandante e dai funzionari che mi contestano di non avere l’agibilità prevista per i locali di pubblico spettacolo; nel rispondere alla contestazione, faccio riferimento alla lettera da me consegnata in data 11 dicembre e vengo così a sapere che nessuno dei presenti ha visto tale lettera e i documenti che ho fatto protocollare.

Il Comandante esibisce fotografie scattate alle plance del centro cittadino, dove sono affisse la locandina del film in proiezione al Cinema Nuovo e quella del film in programmazione alla Sala Filmstudio 90, nonché fotocopie dei tamburini della Prealpina e di La Provincia dove per la Sala Filmstudio 90 non appare la dicitura “l’ingresso è riservato ai soci”. Questo è vero, purtroppo, ancora oggi nonostante la nostra richiesta ai giornali, questa precisazione non c’è, mentre ad esempio la troviamo sui tamburini pubblicati da Varesenews. Viene fatto notare dai funzionari di Polizia che sui cartelli con gli orari affissi sulle locandine la scritta che l’ingresso alla Sala Filmstudio 90 è riservata ai soci con tessera è poco visibile. In sostanza, non si percepirebbero le differenti modalità di accesso che caratterizzano l’ingresso al Cinema Nuovo, dove non è necessaria la tessera, e l’accesso al cineclub.

Sulla base di questi dati, il Comandante mi annuncia che è in corso un procedimento di indagine, in quanto Filmstudio 90 non ha le necessarie autorizzazioni a tutela della pubblica incolumità (art. 68 e 80 TULPS), e mi fa firmare un verbale con l’elezione del domicilio e la nomina di un difensore di fiducia.

In sostanza, in qualità di Presidente dell’associazione ho fatto tutto quanto mi è stato richiesto nel verbale di ispezione, essendomi recato a chiarire le modalità associative di gestione della sala e producendo idonea documentazione, tuttavia non c’è stato proprio modo di impedire un procedimento giudiziario che evidentemente era stato già predisposto, a prescindere dalla documentazione da me prodotta.

Nei giorni successivi, proprio per fugare qualsivoglia incertezza sulla natura associativa del cineclub, su tutte le plance noi abbiamo incollato cartelli gialli che rendono ancora più visibile che l’ingresso alla Sala Filmstudio 90 è riservato ai soci dell’associazione. Contemporaneamente, essendo in periodo di tesseramento, sul sito dell’associazione e sui social network viene ulteriormente amplificata la procedura per diventare soci dell’associazione, ed avere così possibilità di fruire dei servizi accordati ai soci, tra i quali l’accesso alla Sala Filmstudio 90. Viene cioè rafforzato quello che tutti gli appassionati di cinema e cultura del nostro territorio provinciale sanno da tanti anni: fin dal 1993, infatti, il cineclub funziona in questo modo.

Si arriva al 19 gennaio, quando ci viene notificato il decreto di sequestro preventivo della sala emesso dal Tribunale di Varese, e nel pomeriggio vengono messi i sigilli ai sensi dell’art.321 del codice di procedura penale.

In chiusura, un curioso paradosso. L’anno scorso, per ottemperare alla Legge Moro, che prevede che locali ad uso pubblico come il Twiggy e locali ad uso privato, come la Sala Filmstudio 90, debbano essere ben separati,  a seguito di esplicita richiesta da parte della Questura e della Polizia Commerciale abbiamo dovuto costruire un muro per impedire l’accesso ai locali di Filmstudio 90 e di altre associazioni attraverso la scala interna della CoopUF. Conseguentemente a ciò, insieme alla CoopUF abbiamo dovuto costruire una scala esterna per accedere alla sala del cineclub, con lavori di circa 20 mila euro. Quindi ovviamente la Polizia ben sapeva dell’uso appunto privato e associativo delle attività di Filmstudio 90, tanto è che è stata irremovibile nella richiesta, altrimenti in difetto avrebbero sospeso la licenza al bar ristorante…

In pratica solo pochi mesi fa, la stessa Polizia ci ha chiesto degli adeguamenti strutturali proprio perché ci riconosce come locale ad uso privato, mentre ora pone i locali a noi destinati sotto sequestro in attesa di adeguamenti strutturali in quanto locale ad uso pubblico.

 

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Pubblicato il 24 Gennaio 2016
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Burocrazia zelantissima….intanto i raduni neo-nazisti vengono tollerati e si svolgono indisturbati.

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