Stefano Binda dal carcere: “Sono innocente”

L'ex compagno di scuola della Macchi, arrestato e accusato di essere l'assassino, ribadisce di non aver scritto la lettera che secondo la procura lo incastrerebbe

stefano binda

Stefano Binda ha passato la prima notte in carcere, in una cella dei Miogni di Varese. Al suo avvocato, Sergio Martelli, ha detto di essere relativamente sereno: «Sono abbastanza tranquillo. Non ho scritto io la lettera ai genitori di Lidia Macchi e non c’entro con l’omicidio». L’uomo di 48 anni arrestato per l’omicidio di Lidia, un suo ex compagni di liceo e amico del movimento di CL, si dichiara estraneo a ogni contestazione. Martedì prossimo comparirà dal gip Anna Giorgetti, per l’interrogatorio di garanzia. «Valuteremo successivamente se fare ricorso al tribunale del riesame». riferisse l’avvocato Martelli, penalista importante di Varese presidente dell’ordine degli avvocati.

«Il mio cliente sta bene compatibilmente con la sua condizione di carcerato – osserva – ma mi sembra che stia reagendo con tranquillità. Non riesce a spiegarsi come dopo tanti anni sia finito in questa situazione e continua a negare di avere ucciso lui Lidia».

La procura generale di Milano stava in realtà indagando da due anni su Giuseppe Piccolomo, l’uomo dell’omicidio delle mani mozzate, dopo le dichiarazioni delle figlie su una sua presunta partecipazione al delitto. L’indagine era praticamente conclusa, ma all’improvviso l’accusa ha svoltato verso Binda dopo la segnalazione di una donna alla polizia di Varese sulla calligrafia contenuta nella lettera “in memoria di un’amica”.

Nell’ordinanza si dice ora che le accuse su Piccolomo sono del tutto infondate.  Secondo il procuratore Carmen Manfredda e stando all’ordinanza firmata dal Gip Anna Giorgetti, Binda è l’autore del delitto avvenuto il 5 gennaio del 1987 a Cittiglio, perché sarebbe anche l’autore della lettera anonima con riferimenti alla scena del crimine fatta recapitare ai genitori il 10 gennaio del 1987, il giorno del funerale. Lo dice una perizia calligrafica. Inoltre alcuni testimoni riferiscono che l’uomo era molto amico di Lidia, mentre all’epoca disse di non vederla da 3 anni.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 16 Gennaio 2016
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