Feat.Esserelà: “Sul palco con il nostro mentore”

Sono di Bologna, sono in tre ma il loro "mentore" è un fantoccio. Sono in concorso a Va sul palco, appuntamento sabato 9 gennaio

Va sul palco 2015 - band

“I feat. Esserelà nascono nel 2009 sotto la guida del nostro unico mentore e fonte perpetua di ispirazione, ossia l’Esserelà, un antico fantoccio che alloggia nella stramba cantina del tastierista”. Inizia così la presentazione del gruppo bolognese che sabato 9 gennaio sarà in scena a Varese per la terza serata di Va sul Palco. Dalle 21,30 l’appuntamento è alle Cantine Coopuf dove ci sarà la sfida tra tre band.

Escluso il fantoccio, siamo in 3, suoniamo tutti, canta solo il fantoccio (anche se nessuno riesce mai a sentirlo) – raccontano-. Per omaggiarlo, e perché in fondo siamo timidi, noi siamo “quelli che suonano con il fantoccio detto Esserelà” o, in breve, i feat. Esserelà. Suoniamo assieme perché siamo amici da una vita e ci andava di rinchiuderci per ore in un buio e umido anfratto, in secondo luogo perché ci piace fare del prog rock”

Avete già pubblicato un album? 
“Quando sulla nostra strada abbiamo incontrato MuCe, geniale musicista e fonico bosniaco, abbiamo deciso di registrare un album, “Tuorl”, di undici brani, registrati in 2 giorni sotto il severo sguardo balcanico. Poi ci siamo rilassati e abbiamo fatto uscire il disco 2 anni dopo, a febbraio 2015, fra Bologna e Sarajevo. Avevamo fatto pure dei video per testimoniare il lungo e costoso processo creativo che ha portato alla realizzazione del disco, poi abbiamo preferito raccontarlo nel booklet del CD, ben sedici pagine di sole immagini del buon Mitch Tomasini”.

Quali sono i vostri punti di riferimento musicali?
“Solitamente a questa domanda rispondiamo separatamente perché abbiamo gusti musicali molto diversi e, per non confondere il lettore, citeremo un artista a testa. Renna, il chitarrista, ama Rihanna; Lolli, il batterista, ama Biagio Antonacci; Ciampo, il tastierista, ama Clem Sacco; l’Esserelà, il capo, ama le sigle di Virtua Tennis. Volendo essere un poco più seri, citeremmo Area, Mars Volta, Stefano Bollani, King Crimson, Genesis, Dave Matthwes Band, Snarky Puppy e Deus Ex Machina. Solitamente diciamo che suoniamo “Progrockjazzfusionfunkacid”. Può sembrare complesso, ma non sappiamo bene a che genere riferirci, quindi li abbiamo messi tutti, in ordine di rilevanza per noi”.

Avete già partecipato a concorsi musicali per band emergenti in passato?
“Lo abbiamo fatto e ne abbiamo anche vinto qualcuno, per esempio “l’Urlo” 2015 a Forlì, “Dentrochefuoripiove” 2013 al Bravo Cafè di Bologna e lo “Sputnik” 2012 di Castel Maggiore. Poi siamo riusciti a perderne molti altri, per esempio quella volta in cui abbiamo partecipato ad un concorso per sole cover band e ci siamo iscritti come cover band di noi stessi: ci hanno buttato fuori alla seconda giornata. Di solito portiamo poco pubblico perché non siamo molto abili a convincere i nostri amici a seguirci, quindi quando il voto del pubblico ha un certo peso, perdiamo. Ma non per questo smettiamo di iscriverci a concorsi fuori dalla nostra città, come questo a Varese!”

Cosa vi aspettate da questa esperienza?
“Siamo “carichi a molla”. Poi verrà a sentirci anche la nostra groupie, Arturo, quindi siamo ancora più carichi”.

Cosa pensate della situazione della musica in Italia oggi?
“C’è davvero tanta musica bella e interessante in giro, molta di più di quanto non credessimo un tempo. E a suonare un po’ in giro si incontrano davvero dei progetti fenomenali, portati avanti da gruppi di “scoppiati” che probabilmente non avranno mai un contratto discografico, ma crediamo che questo sia probabilmente parte della loro forza. C’è anche tanta roba orribile, ma basta non ascoltarla, tipo Biagio Antonacci”.

C’è abbastanza spazio per le band emergenti secondo voi?
“Fuori Bologna abbiamo suonato poco e quasi sempre in concorsi, ma ci siamo sempre trovati molto bene. A Bologna la situazione è tragicomica: una volta ci hanno pagato (e considerevolmente) a patto che noi non suonassimo e questo dopo aver fatto il soundcheck. Ora, nell’ipotesi che questa scelta derivi dalle proteste del vicinato piuttosto che dal gusto del gestore del locale, ci è parso che sia una situazione abbastanza rappresentativa, almeno per quanto riguarda Bologna. Spazi ce ne sono e in abbondanza, ma non è diffuso quel piacere che deriva dall’avere sempre il proprio locale riempito di musica dal vivo e, certamente, le amministrazioni e la SIAE non sono particolarmente collaborative. Del resto, se non ci fossimo lamentati almeno un po’, non saremmo stati una brava band emergente”.

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Gennaio 2016
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