Tre mostre che raccontano le città

Le metropoli ritratte da Gabriele Basilico, Milano delle acque, ma anche i volti di New York e Chicago visti da una "fotografa sconosciuta": una selezione di mostre sul tema delle città

Gabriele Basilico mostra

Tre mostre aperte a Milano fino alla fine di gennaio: tra storici musei e nuovi spazi espositivi, abbiamo selezionato tre percorsi (prevalentemente fotografici) che hanno come filo comune anche il tema della città, organismo vivente e in continuo movimento

Milano città d’Acqua
Palazzo Morando, via Sant’Andrea 6, metropolitana Montenapoleone.
Fino al 14 febbraio, ingresso 10-8 euro (+ promozioni per famiglie).
Clicca qui per gli orari e tutte le info

Una città “come una ruota di mulino”, accarezzata e messa in moto da piccoli corsi d’acqua, ma priva di un grande fiume, a differenza di quasi tutte le altre grandi città europee. Così appariva Milano, così è ancora oggi, anche se non si vede più: il sistema di canali che un tempo innervava tutta la città è oggi ridotto al tratto fuori le mura dei tre Navigli, il resto è nascosto sottoterra. La mostra Milano città d’acqua restituisce l’immagine – sempre sorprendente e affascinante – di una Milano solcata da canali navigabili, porticcioli più o meno antichi, ponti monumentali, rogge tra i palazzi, dogane d’acqua: una piccola Amsterdam (senza scomodar Venezia) scomparsa nei primi tre decenni del Novecento, quando molti tratti furono interrati per ragioni sanitarie.
Ma non ci sono solo i Navigli: Milano è una città che letteralmente galleggia sopra le acque di falda, che – intercettate pochi metri sotto il livello delle strade – hanno dato origine ad una parte importante del paesaggio urbano: la mostra racconta anche l’idroscalo (nato aeroporto per idrovolanti e divenuto poi “mare” dei milanesi), le 428 fontanelle in ghisa (le “vedovelle”), le piscine monumentali nate fin dall’Ottocento. E ancora la maglia nascosta del vivere civile: i potenti macchinari dell’acquedotto e la rete delle fognature, invisibile spazio sotterraneo che nelle foto tecniche in bianco e nero acquista una monumentalità nobile inaspettata.
Simpatica l’audioguida con la voce di Linus.

Gabriele Basilico – Ascolto il tuo cuore, città
Padiglione Unicredit, piazza Gae Aulenti, metropolitana e Trenord Porta Garibaldi
Fino al 31 gennaio, intero 10 euro, ridotto (anche per clienti Intesa San Paolo) 8 euro. Clicca qui per gli orari e tutte le info

Una ricca retrospettiva dedicata al fotografo milanese morto nel 2013, che scelse in tanti lavori la città come soggetto e campo d’indagine. La mostra seleziona decine di immagini tra Milano, le città portuali del Nord della Francia e del Mediterraneo, San Francisco, la Cina, il Brasile: scatti di abitati privi di abitanti (rarissime le presenze umane, nelle foto di grande formato) ma di cui si ode il respiro vitale.
Spesso usando lo sguardo dall’alto, Basilico svela l’essenza delle città: l’accostarsi e il coesistere di persone diverse, a volte agli estremi della scala sociale, in una vitalità che passa anche dal conflitto e dall’eterno mutare del paesaggio urbano, tra contraddizioni, vincenti e sconfitti.
Riflessione che letteralmente si vive nella serie di immagini dedicate al cantiere che ha riplasmato proprio l’area di Porta Nuova, che oggi ospita il padiglione Unicredit e la mostra: le foto – realizzate su commissione – raccontano l’emergere nell’arco di pochi anni dei grattacieli della “nuova Milano”. Architetture avveniristiche, simbolo del potere economico globalizzato, spuntatie dal terreno accanto all’Isola, per decenni zona popolare (e relativamente isolata, dice il nome). Oltre alla mostra, vale la pena passare anche per scoprire lo spazio espositivo del Padiglione Unicredit, che ha il pregio di essere accessibilissimo, a cinque minuti dalla stazione di Porta Garibaldi

Vivian Maier, una fotografa ritrovata
Spazio Forma, via Meravigli 5, metropolitana Cordusio. Fino al 31 gennaio, intero 8 euro, ridotto 6 euro. Clicca qui per gli orari e tutte le info

Se Basilico ritrae il paesaggio della città nuda, priva dei suoi abitanti, tutta opposta è la lettura che della città dà la mostra di Vivian Maier, fatta per lo più di ritratti di sconosciuti scattati in strada.
Oggi riconosciuta come una delle migliori fotografe del Novecento negli Usa, Vivian Maier è stata per tutta la vita una baby-sitter: nel tempo libero scattava per diletto centinaia di foto, rimaste però sconosciute a tutti. Cedute in pegno per un debito non pagato, furono ritrovate casualmente anni dopo la sua morte, acquistate in un un unico lotto durante un’asta.
La vicenda di Maier  è appassionante ed emozionante, ma struggenti e intense sono soprattutto le sue fotografie: immagini di muratori e ubriaconi, di famiglie a passeggio e anziani in viaggio, di metropolitane sopraelevate e cantieri, di ricche signore di Manhattan e di ragazzini dei quartieri neri (oltre a un certo numero di autoscatti). Le foto sono prese quasi esclusivamente in strada, in gran parte a Chicago e New York: le città quasi non si riconoscono (pochi i riferimenti ambientali), ma vivono nelle storie dei loro abitanti, che s’intrecciano a quella di Vivian Maier per pochi secondi. Quelli sufficienti a scattare una fotografia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 14 Gennaio 2016
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