“Cerchiamo di tutelare i diritti sanitari dei frontalieri”

Nuova riunione della Commissione Speciale Rapporti Lombardia Svizzera. Cinque Stelle Macchi e PD promettono battaglia. Anche il sottosegretario Fermi chiede chiarezza all'Ats Insubria

 Commissione speciale per i Rapporti con la Svizzera del Consiglio regionale

Nuovo incontro della seduta della Commissione speciale per i Rapporti con la Svizzera del Consiglio regionale si è svolta nella sede di Regione Lombardia ed è stata presieduta da Antonello Formenti (Lega Nord). Erano presenti il negoziatore per il Governo Italiano Vieri Ceriani, l’Assessore Francesca Brianza (già Presidente della Commissione) e i Consiglieri Francesco Dotti (FDI), Mauro Piazza (NCD), Luca Gaffuri e Alessandro Alfieri (PD), Daniela Maroni e Lino Fossati (Lista Maroni) Stefano Buffagni e Paola Macchi (M5S).

Presente l’assessore di Regione Lombardia al Post Expo e Città metropolitana Francesca Brianza: «Regione Lombardia non può intervenire in politica estera, ma è in campo per garantire la doverosa attenzione e sollecitare il Governo. Lo snodo cruciale resta la legge di ratifica e i temi fondamentali quelli relativi ai ristorni ai Comuni, ai trasporti transfrontalieri, alle dinamiche fiscali e alla sanità».

Il sottosegretario all’Attuazione del programma e ai Rapporti istituzionali nazionali Alessandro Fermi, a margine della seduta della Commissione speciale Rapporti tra Lombardia, Confederazione elvetica e Province autonome ha espresso perplessità della proposta di prevedere nella Legge di ratifica un articolo dedicato ai ristorni : «perché il fondo vincolato di cui si sta discutendo – e che dovrebbe essere previsto dalla stessa Legge – non rappresenta una garanzia per i Comuni”. Per sua stessa natura – ha aggiunto – oggi c’è e domani potrebbe non esserci più, mentre i ristorni ai Comuni hanno finora garantito tutta una serie di servizi che altrimenti si sarebbero realizzati solo con l’aumento delle tasse comunali. Ho chiesto inoltre che si faccia chiarezza una volta per tutte in merito ad alcuni temi, su cui sembra regnare la confusione più totale, come ad esempio il pagamento delle prestazioni sanitarie da parte dei lavoratori frontalieri, problema che ho recentemente sottoposto all’attenzione anche del nuovo direttore generale dell’Ats Insubria».

La questione principale riguarda l’applicazione dell’accordo sulla tassazione che sarà operativo dal 2019. Il timore è quello di un aggravio della situazione economica dei frontalieri che saranno sottoposti a doppia imposizione: dalla Svizzera a cui resterà il 70% (oggi era il 100% salvo poi il ristorno del 40% per i Comuni di frontiera) mentre lo Stato di residenza applicherà le proprie imposte sui redditi delle persone fisiche. Sul tavolo anche la questione della sanità: «L’audizione in commissione regionale aveva lo scopo di chiarire le varie questioni che stanno giustamente preoccupando i frontalieri sia per l’aumento di tassazione sia per quanto riguarda la mancanza di garanzie sanitarie per i prossimi due anni – ha commentato Paola Macchi, consigliere regionale del M5S Lombardia, – I frontalieri sono cittadini che non possono essere ricordati dallo Stato solo quando possono rendere economicamente dimenticandoli quando si tratta di finire infrastrutture a loro utili come l’Arcisate -Stabio o di riconoscere loro i 273 milioni che avevano versato all’Inps per la loro disoccupazione. Adesso attendiamo proposte concrete da Roma. Le zone di confine sono svantaggiate dal punto di vista dell’occupazione e siamo ancora tempo perché l’accordo tra Svizzera e Italia possa essere trasformato in una legge che non penalizzi i frontalieri. Intanto cerchiamo di intervenire concretamente con la risoluzione per intervenire a garantire i loro diritti sanitari che abbiamo depositato in commissione sanita e che sara discussa congiuntamente con la commissione speciale per i rapporti con la Svizzera».

Molto critico anche Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd : «La Regione dia indicazioni chiare non ha senso che i frontalieri della provincia di Varese paghino il contributo per il sistema sanitario nazionale e quelli di Como e Sondrio no. L’interpretazione corretta è una sola: i frontalieri contribuiscono già con le loro imposte, attraverso i ristorni, a sostenere le finanze italiane e quindi non devono pagare questo balzello. Le ATS, ex Asl, sono emanazioni della Regione e quindi è Maroni che deve immediatamente richiamare i suoi uffici alla corretta interpretazione della circolare del ministero della sanità, in linea con quello che a Como e a Sondrio è già stato fatto.”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Febbraio 2016
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