Giovane schiavizzata, in manette la famiglia
Il marito, la suocera, i cognati sono accusati di diversi reati: a denunciare è stata la stessa ragazza
Marito, cognati e suocera finiscono in manette per riduzione in schiavitù di una giovane. Un dramma all’interno di una famiglia pakistana di Cassano Magnago, scoperto da un’accurata indagine dei Carabinieri di Busto e della Procura di Milano.
I Carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Milano, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia, Dottoressa Biondolillo, nei confronti di sei persone di nazionalità pakistana (tutte della stessa famiglia), indagati a vario titolo per i reati di riduzione in schiavitù e violenza privata aggravata.
I soggetti colpiti dal provvedimento si sarebbero resi responsabili delle gravissime condotte contestate e perpetrate ai danni di una giovane donna loro connazionale che, sposato uno dei figli, entrava a far parte, andando a convivere, del nucleo familiare (composto da suoceri, marito, una sorella ed un fratello) e che per oltre 4 anni, dal 2011 al 2015, momento della denuncia, veniva costretta non solo a svolgere tutte le incombenze domestiche e a soddisfare le necessità di tutti i membri della famiglia, ma di fatto completamente privata della libertà personale e di comunicazione con il mondo esterno.
L’indagine svolta dai Carabinieri di Busto Arsizio è stata avviata nell’autunno del trascorso anno a seguito di quanto denunciato dalla giovane pakistana; le successive complesse e delicate attività investigative, hanno consentito di: far emergere l’esistenza di una condizione di vera e propria schiavitù della denunciante, perdurante negli anni a seguito del matrimonio; accertare la responsabilità dei gravi reati contestati, sebbene a diversi livelli, in capo a tutti i componenti del nucleo familiare del marito della donna; interrompere le gravissime condizioni di vita della parte offesa, ora accudita ed ospitata in una struttura protetta; documentare episodi di intimidazioni e minacce rivolte alla denunciante ed ai suoi familiari.
L’attività di polizia giudiziaria posta in essere assume particolare rilievo laddove si consideri la particolare difficoltà nella configurazione del reato in argomento, la riduzione in schiavitù, che ha trovato invece pieno riconoscimento nella richiesta dell’Autorità Giudiziaria che ha integralmente accolto ed avvalorato le risultanze investigative prodotte dall’Arma dei Carabinieri.
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