“Il vizio della sigaretta è duro a morire”

Il professor Dominioni, primario di chirurgia toracica all'ospedale di Varese, parla della necessità di queste campagne di informazione per modificare una tendenza ancora diffusa

fumo sigaretta apertura

Si fuma per compagnia, per piacere personale, per emulazione. La sigaretta ha vissuto la sua parabola nel secolo scorso: dalla prima Guerra Mondiale ha visto crescere progressivamente il numero degli estimatori ( complice la distribuzione gratuita in trincea) per arrivare alla sua massima espansione con la Seconda Guerra Mondiale, per poi rallentare drasticamente la corsa negli anni ’60 con l’insorgenza dei primi casi di tumore al polmone.

Oggi, fuma un italiano su cinque, un trend  in calo dato che dieci anni fa la percentuale si aggirava sul 25% della popolazione. Il merito di questa inversione di tendenza va alle campagne di informazione e sensibilizzazione che da anni il Ministero della Salute porta avanti. Ma non solo: « Direi che la prima causa sta nell’emulazione – spiega il professor Lorenzo Dominioni, responsabile della chirurgia toracica all’ospedale di Varese e promotore del progetto di screening PREDICA – i ragazzi accendono la loro prima sigaretta perché imitano gli amici. Dopo le due grandi guerre, la distribuzione capillare aveva fatto della sigaretta il bene di maggior consumo: nei film si vedevano i protagonisti accendere e godersi la sigaretta. Insomma, il mondo della comunicazione e dell’immagine spingeva verso il fumo. Cambiati i modelli e gli stili, si raccolgono i risultati».

lorenzo dominioni con due pazienti progetto predica

La scoperta dei gravi danni che il tabacco provoca alla salute ha innescato politiche di contrasto sempre più capillari e pressanti, dalla comunicazione visiva e verbale si è passati ai divieti: « Piano piano c’è una maggior consapevolezza ma il cambiamento è molto lento. Soprattutto non si registrano grandi spostamenti tra i giovani. Anzi, si assiste anche a un aumento delle fumatrici donne che prima era residuale. Il fascino di una sigaretta è duro a morire. Lo vedo io, tra i miei alunni della facoltà di Medicina che, al termine di una lezione magari mirata su queste tematiche, escono nella pausa e si accendono una sigaretta. Oppure fumano per scaricare la tensione al termine di un esame. Questo è un vizio dal grande fascino: ha in sé quel rischio che la natura umana va a ricercare. La trasgressione ma anche il pericolo sono due situazioni che attirano sempre. Anche perché le conseguenze di questa abitudine insorgono dopo circa vent’anni e spesso non si ragiona con scadenze così lunghe. Si ragiona poco anche sul male che il mio comportamento può fare a chi mi sta vicino, altro tema molto delicato».

Il rapporto annuale sul fumo redatto dall’Istituto Superiore di sanità fotografa una realtà ancora molto composita e difficile da eradicare. A livello mondiale si assiste a picchi nei paesi asiatici, soprattutto in Cina, del numero di fumatori, e a un mercato fiorente che si espande anche attraverso internet oltre che ai tradizionali canali illegali. Il dato che emerge è il rapporto tra giovani e il fumo abbastanza costante ma anche lo scarso coinvolgimento da parte di medici di base e di dentisti verso i propri pazienti

Da 15 anni, il professor Dominioni porta avanti una campagna di screening per intercettare tumori molto piccoli: « Sono gli unici che potenzialmente si possono curare perché presi in uno stadio iniziale. Purtroppo, però, le difficoltà crescenti di recuperare fondi e volontari ( in questi anni sono stati spesi 1,3 milioni di euro) mi costringono a chiudere questo programma, molto utile ma decisamente faticoso». Con la conclusione dell’ultimo ciclo quadriennale calerà il sipario su un’attività che ha coinvolto decine di pazienti e una trentina di volontari. 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Febbraio 2016
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