La protezione civile sui banchi di scuola

Un progetto di comunità montana per far conoscere i rischi e i comportamenti da tenere in caso di calamità. I migliori testimonial? “Papà e zii in divisa”

corsi bimbi protezione civile valcuvia

Sicurezza e impegno civico nascono spesso sui banchi di scuola.

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La protezione civile entra a scuola 4 di 5

Per questo un progetto di Comunità Montana Valli del Verbano ha come obiettivo il portare questi concetti a diretto contatto coi cittadini di domani, oggi studenti di elementari, e medie della valle. Le scuole interessate da questo progetto sono diverse e tutte in Valcuvia. L’intento è proprio quello di insegnare ai bimbi la cultura della sicurezza.

Il motivo di questa scelta è ben descritto dagli animatori di questo progetto; ci racconta Fabio Bardelli, responsabile del servizio protezione civile: «I fatti alluvionali che hanno colpito la Lombardia negli ultimi anni, e in particolare le nostre valli nel novembre 2014, hanno fatto maturare una maggiore sensibilità e attenzione della popolazione ai temi della salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’emergenza.

In quest’ottica è stato costruito il progetto, finalizzato a diffondere oltre che la cultura della prevenzione e della solidarietà anche l’assimilazione di comportamenti consapevoli e corretti in caso di allerta o emergenza».

L’approccio è ritagliato su misura per i bimbi, ma piuttosto diretto poiché oltre a dare una serri di insegnamenti generali sul “cosa fare”, spesso avere in aula personale in divisa fa tornare alla memoria ai ragazzi lo zio volontario antincendio, o il papà che ogni tanto va a fare l’esercitazione della protezione civile con stivaloni e divisa: sono forse loro i veri testimonial della campagna.

«Si è pensato di partire dalla scuola poiché essa costituisce un importante tramite per trasmettere e promuovere capillarmente nella comunità questa nuova cultura educativa e sociale.La finalità degli incontri presso le scuole è proprio quella di favorire l’acquisizione di  comportamenti sicuri, sviluppare l’altruismo e la solidarietà verso chi si trova in difficoltà, far maturare il senso etico e l’impegno civile saper intervenire in situazioni di emergenza. Il progetto è stato rivolto alle scuole dell’infanzia, elementari e medie, con  approfondimenti più o meno articolati a seconda del grado di apprendimento degli alunni».

«L’iniziativa – conclude Fabio Bardelli – vuole stimolare le giovani generazioni su questo importante tema, fornire informazioni sui principali rischi del nostro territorio, nonché introdurre, attraverso un linguaggio che ruota attorno alle parole chiave della previsione, della prevenzione e della sicurezza, la struttura organizzativa della Protezione civile e l’importanza del volontariato quale espressione di cittadinanza attiva, solidale e responsabile».

Dando una rapida scorsa ai programmi di questi corsi che si articolano a seconda dell’età e dell’attenzione dei ragazzi c’è teoria e pratica: l’alluvione di Firenze e il terremoto del Friuli, la nascita della protezione civile (fra l’altro una creatura dell’allora ministro varesino Zamberletti) e l’esame dei rischi. Poi il “cosa fare se”. Terremoto, incendio domestico, alluvione, incendio boschivo: tutti comportamenti semplici e chiari che fanno la differenza nei casi in cui, malauguratamente, si venissero a trovare appunto questi cittadini di domani.

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Pubblicato il 25 Febbraio 2016
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