L’arte italiana al Metropolitan, con alcune sorprese e qualche eccezione

Viaggio tra i capolavori del grande museo Newyorkese alla scoperta dell'arte italiana

Arte - Mostre

Il più grande museo d’arte degli USA ha circa mille sale con oltre 400mila pezzi in collezione e richiede almeno tre giorni per essere visitato tutto, sia pur in maniera superficiale. Molto significativa è la presenza dell’Arte italiana divisa in due grandi sezioni la Pittura Europea tra il 1250 ed il 1800, nonché quella inerente la Scultura Europea e Arte Decorativa che è più grande e più varia della prima. Nella sezione dedicata alla Pittura e Scultura Europea del XIX e XX secolo l’arte italiana è presente solo una piccola tela di un buon pittore orientalista di Busseto, tale Alberto Pasini. Nel percorso espositivo si possono ammirare i capolavori di Francesco Francia da Bologna, Bartolomeo Montagna da Vicenza, Cima da Conegliano, Jacopo e Giovanni Bellini da Venezia, nonché Antonello da Messina. Altra magnifica galleria è quella con Raffaello, Franciabigio e Giuliano Bugiardini da Firenze, oltre che Francesco Granacci da Volterra; accanto al dipinto più bello “dei nostri”: la meravigliosa “Madonna con Bambino e San Giovanni Battista” dell’artista Santi di Tito da San Sepolcro (1536-1603).

Per gli amanti dei grandi nomi c’è Caravaggio con “I musicisti” ed altre opere, ma ci sono diversi altri bravissimi pittori lombardi: il milanese Nuvolone, Giampietrino, Andrea Solario ed il bresciano Giovan Gerolamo Savoldo, accanto ad essi anche il primo dei tre artisti varesotti del MET: Daniele Crespi da Busto Arsizio con il suo “Ritratto di uomo”, Michelino da Besozzo con il suo “Sposalizio della Vergine” del 1430 circa, ma anche uno scultore di Viggiù, Ippolito Buzio (da noi detto Buzzi) con il suo “Busto di Luisa Deti” (1604 ca).

Nella sezione scultura va segnalata sicuramente come imperdibile “Il tavolo Demidoff”, opera in marmo del toscano Lorenzo Bartolini, mentre poco lontano, è visibile “Il Cristo redentore” (1650 ca), busto in marmo di Carrara del pisano Antonio Novelli.

Probabilmente lombardi di nascita, anche se scultori attivi a Venezia tra Quattro e Cinquecento, ci sono pure Tullio e Pietro Lombardo.

Dall’Italia meridionale invece, attribuita al siciliano Antonello Gagini è esposto il bel bronzo “Spinario” (1508 ca).

Infine le meravigliose terrecotte e porcellane: Luca Della Robbia, Giuseppe Gricci e Gaspero Bruschi.

Non strettamente legate all’arte italiana, ma notevolissime, sono in aggiunta le sale dei pittori spagnoli con Goya e con Murillo ed un Ribeira in una luce mai vista.

Particolarmente apprezzabili dagli amanti dell’arredamento nei secoli passati va considerata la sala che riproduce riproduce finemente, anche nell’illuminazione, un ambiente dell’Hotel de Varengeville di Parigi, come doveva essere nel 1740 circa.

Metropolitan Museum of Art
5th Avenue
Upper Manhattan
New York (USA)
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Pubblicato il 21 Febbraio 2016
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