Williams: “L’Italia in tema di cluster non è in ritardo”

Per la prima volta in Italia il guru mondiale dei cluster ha tenuto un workshop di due giorni all'Università Liuc

L'open day della Liuc

«Good morning Lombardy».  Ifor Ffowcs Williams, uno dei massimi esperti in tema di cluster, inizia così il suo workshop organizzato dall’università Liuc di Castellanza. È la prima volta che viene in Italia, un vero paradosso se si considera che il nostro Paese è universalmente  riconosciuto come la patria dei distretti industriali, di cui i cluster sono un’evoluzione naturale. «Voi non siete in ritardo – dice Williams, sorridendo – perché da qui nasce tutto. Sono io che arrivo in Italia con ritardo». (foto, da destra: Ifor Ffowcs Williams e Fernando Alberti)

Cita a più riprese Giacomo Beccattini, l’economista che ha teorizzato e fatto emergere la realtà dei distretti industriali italiani nella loro dimensione di fenomeno economico e sociale. «In questi due giorni – spiega Williams – scambieremo le esperienze che ho potuto osservare in 60 paesi diversi».

Fernando Alberti, docente della Liuc e direttore dell’ Institute for Entrepreneurship and Competitiveness, lo definisce «un impollinatore». In effetti questo suo confrontarsi in giro per il mondo ha una ricaduta importante per la “fioritura” di una nuova conoscenza sull’evoluzione dei cluster e della loro organizzazione. «È una lettura fresca e originale – sottolinea Alberti – molto utile per i nostri policy maker locali che hanno così la possibilità di venire in contatto con modalità nuove per l’organizzazione dei vari distretti».

Williams è appena ritornato dalla Svezia dove ha seguito un progetto per la geolocalizzazione di apparecchi medicali utilizzata per mappare con precisione le aree di impiego. Avere informazioni di questo tipo è importante, perché la qualità della produzione non è più sufficiente per garantire la tenuta competitiva dei distretti, ciò che occorre è invece recuperare l’efficienza complessiva dell’intero ecosistema. In questo un valido aiuto arriva dalla tecnologia e dal modello cluster che tende a riportare tutto ad unità. «Non serve avere dodici cluster del tessile – spiega Alberti – ma occorre averne uno che deve eccellere in competitività».

A volte ci sono termini che sono di moda più di altri. Oggi cluster prevale sulle reti di impresa che in Italia hanno avuto poca fortuna. Però spesso accade che i cluster, essendo un ecosistema che valorizza settori paralleli o correlati e non necessariamente legati ad un’unica filiera,  le includano.

«Distretto, rete e cluster in definitiva indicano comunità che sono interconnesse tra loro. È questo ciò che importa» conclude Williams .

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Febbraio 2016
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