Fece cadere la compagna dal balcone, condannato a 12 anni
Dura condanna per il gallaratese Marco Lenzi, secondo i giudici di primo grado fu tentato omicidio. La vittima piange in aula, la difesa: "Sentenza shock"
Marco Lenzi è stato condannato a 12 anni di carcere per il tentato omicidio dell’ex-fidanzata Raffaella Scialpi. Si è concluso con l’accoglimento in pieno della tesi accusatoria, sostenuta dal pm Rosaria Stagnaro, il processo di primo grado nei confronti dell’uomo per i fatti avvenuti il 10 aprile del 2014.
Quel giorno la donna volò dal balcone di un appartamento al quinto piano di un complesso condominiale in via Sciesa, a Gallarate. Anche per i giudici bustocchi, dunque, ci fu un ruolo fondamentale del Lenzi nella caduta della ragazza, rimasta invalida all’80% per le conseguenze dell’impatto col suolo.
Il processo è durato circa 7 mesi e si sono susseguite numerose udienze nelle quali è stato ricostruito il rapporto burrascoso tra i due e le fasi successive alla caduta, a partire dalle indagini che sin dall’inizio si erano concentrate sul fidanzato. Un processo non facile perchè basato su prove indiziarie con la tossicodipendenza di entrambi che ha deformato ricordi, versioni e rapporti interpersonali.
La sentenza da parte del collegio giudicante presieduto dal giudice Renata Peragallo è stata letta in aula dopo mezz’ora di camera di consiglio alla presenza del Lenzi e della vittima che è scoppiata a piangere poco dopo la lettura del dispositivo. Per il Lenzi è stata comminata anche una provvisionale di 50 mila euro rinviando il risarcimento in sede civile. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
Soddisfazione è stata espressa dal legale di parte civile Marco Ventura mentre è stata grande la sorpresa degli avvocati del Lenzi, Cristina Marrapodi e Mauro Umiltà, che hanno parlato di «una sentenza shock che non fa giustizia». I due legali si sono riservati la decisione di ricorrere in appello in attesa di leggere le motivazioni.
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Tutto ciò è inammissibile, tutti conosciamo bene la storia sin dall’inizio e tutti sappiamo che fece di tutto per salvarla.
Oramai in Italia ci sono persone che giocando decidono della vita di un uomo.
CHE SCHIFO!
Ci sono tre gradi di giudizio e questo è questo era il primo. Se l’imputato riterrà di aver subito un’ingiustizia ricorrerà certamente in appello. Credo che, a meno che lei non fosse in quell’appartamento quel giorno, non può essere certo di sapere come sono andate esattamente le cose.