Storie di Imprese

Tintoria Maino, diamo colore all’Hi-tech

È stata fondata da Pietro Maino in pieno boom economico ed è cambiata assieme alla sua città, Busto Arsizio. Sopravvissuta alla concorrenza dei mercati esteri e ad almeno tre crisi economiche, è una delle poche tintorie rimaste in città ed oggi è guidata dai nipoti del suo fondatore

La “Tintoria Filati Maino” compie 56 anni. Fondata in pieno boom economico è cambiata assieme alla sua città, Busto Arsizio. Sopravvissuta alla concorrenza dei mercati esteri e ad almeno tre crisi economiche, è una delle poche tintorie rimaste in città ed oggi è guidata dai nipoti del suo fondatore, Pietro Maino. Partiamo da qui per cercare di raccontare ciò che rimane e quali sono le prospettive di un settore a cui la nostra provincia deve molto e che secondo Piero, Antonio e Marco Maino, può ancora dire la sua.

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Partiamo dalle difficoltà. Come avete fatto a superare indenni l’ultima crisi economica?

«Cercando di trovare soluzioni innovative, come avevano fatto prima di noi i nostri genitori. Consideri che quando iniziarono loro Busto era specializzata nella tintura e nella lavorazione del cotone, così come Como lo era nella seta e Biella nella lana. Il merito dei nostri fu l’introduzione della tintura del filo in subbi e rocche (il filo viene avvolto su dei cilindri forati e poi inserito in macchinari che tingono le rocche ndr.)».

E quando è arrivato il vostro turno, cosa avete introdotto?

«Come dicevamo Busto era specializzata nella tintura delle fibre cellulosiche come da sua tradizione prettamente cotoniera. Ma quando i mercati esteri si sono fatti più competitivi con costi di lavorazione decisamente concorrenziali, abbiamo puntato sulle fibre sintetiche e loro miste. Abbiamo diversificato la destinazione d’uso dei nostri filati tinti che ora spaziano principalmente dall’abbigliamento tecnico/sportivo a quello protettivo, nello specifico quello ignifugo , aramidiche, kevlar e miste (sono fibre polimeriche ad altissime prestazioni meccaniche, l’esempio più conosciuto è il Kevlar® ndr.) agli accessori».

Vi siete ritagliati una nicchia…
«Esatto. La nostra esperienza si è arricchita e ora, oltre a dare un prodotto finito qualitativamente alto, offriamo ai nostri clienti un servizio di consulenza ritagliato su ogni singola esigenza e oltre alla tintura siamo in grado di offrire servizi paralleli come la riroccatura, la paraffinatura e la stracannatura delle rocche, anche appoggiandoci ad altre imprese nostre partner».

Avete fatto riferimento alle esigenze dei vostri clienti. Quanto è difficile soddisfarle?
«Negli anni il lavoro è cambiato parecchio. Siamo passati da ottime produzioni per un numero relativamente ristretto di aziende, a tantissimi piccoli ordini per un numero decisamente più elevato di clienti. Prima servivamo solo il territorio, oggi abbiamo clienti anche all’estero. Tutto questo ha comportato un impegno sempre maggiore e un’attenzione più mirata (senza contare il notevole rischio imprenditoriale/commerciale) per seguire efficacemente le oltre 150 aziende che serviamo».

Alcuni ritengono che l’epoca del “made in Italy” sia finito. Voi cosa pensate?

«Il “made in Italy” esiste ancora, è che la gente non ci crede più. Molti hanno smesso di credere nella nostra capacità di sostenere la competitività estera».

Quindi qual è il valore aggiunto che gli italiani danno al settore tessile?

«Sicuramente la flessibilità e la rapidità nell’evolvere insieme alle richieste dei clienti. Forse non siamo competitivi in termini quantitativi, ma qualitativamente abbiamo le capacità e l’ingegno per trovare soluzioni che altri non vedono. Insegnare questa passione oggi è fondamentale per tramandare quanto costruito sin qui».

Quali soluzioni si potrebbero mettere in campo per dare nuovo slancio al settore?

«Con le misure messe in campo dal governo abbiamo già visto qualcosa, ma servirebbero ulteriori incentivi all’innovazione e alle imprese che investono in ricerca e sviluppo. Queste leve sono una ottima spinta per le aziende indecise se investire o meno. Anche a livello europeo siamo cautamente ottimisti. Nel 2018 entrerà in vigore una normativa che imporrà di classificare tutte le sostanze importate in Europa e questo ci tutelerà un po’ dalle importazioni cinesi ed extraeuropee. A livello locale invece servirebbe un po’ più di attenzione ai nostri bisogni e forse un rinnovato interesse verso un settore che un tempo era sostenuto anche nelle scuole superiori del territorio».

Scheda dell’azienda

Tintoria Filati Maino srl
Viale Giuseppe Borri 67
tel. e fax. 0331 321465
email: info@tintoriafilatimaino.it

www.tintoriafilatimaino.it

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Marzo 2016
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