Addio a Piero Cicoli

Si è spento nella mattina l'artista e docente. Il colore in ogni sua forma ha dato vita alla sua arte

Arte - Mostre

Il mondo dell’arte e della cultura, ma anche della scuola con i suoi numerosi alunni, piange un artista e un uomo straordinario. Nella mattina di oggi 11 aprile si è spento Piero Cicoli, artista, docente e uomo di cultura. Il colore in ogni sua forma ha dato vita alla sua arte: nella pittura, nella ceramica, nel disegno e nella scultura. Marchigiano di origine, parlava sempre con grande ammirazione della sua terra ma da molti anni viveva con la famiglia a Varese dove generazioni di studenti lo hanno amato come uomo, ancor prima che come insegnante. Tra i soci più attivi dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese ha attraversato la stagione artistica contribuendo alla diffusione dell’arte.

Così Raffaele De Grada scriveva sul Corriere Della Sera «…ci si accorge che da tempo è sorto un gruppo di artisti i quali riprendono i temi della morale realista, spoliticizzati dai contenuti degli anni Cinquanta, ma ugualmente immersi nel sociale, con un linguaggio di acuta ironia e con una deformazione espressionistica. Cicoli è uno di questi. Compone le sue immagini su fondi scanditi con geometrie, orizzontali e verticali che di per se potrebbero risultare come quadri astratti e racconta la musicale ripetizione del quotidiano, le diverse situazione dell’esistenziale fornendo loro un’eco, ampliata come da un altoparlante, del gesto, la ragazza che fuma o che si attilla la veste, il colloquio, la lettura. I problemi di questi nuovi realisti non sono tanto quelli apparenti di una composizione che vuole superare il naturalismo descrittivo. Questi problemi sono ormai a monte, propri della generazione più anziana: da Sughi a Calabria. Sono piuttosto quelli, ben evidenti in Cicoli, di comporre la norma del quotidiano con gli aspetti più forti e perfino violenti che rompono la medesima norma producendo la nostra infelicità. Un realismo espressionista ben lontano dalla cultura contadino-artigiana degli anni Cinquanta e che, avendo consumato i contenuti urbanistico-industriali della Pop-art negli ultimi decenni, si trova a interrogare questa situazione postmoderna cercando di trarne ciò che resta di poesia».

Nato ad Urbania nelle Marche nel 1939. Frequenta l’Istituto di Belle Arti di Urbino diretto dal professor Francesco Carnevali dove si diploma in Litografia nel 1961. Contemporaneamente si dedica alla ceramica e plastica e a Padova collabora con alcuni Studi di pubblicità cinematografica. Dal 1963 al 1967 si dedica a tempo pieno alla ceramica ed in seguito insegna educazione artistica in Sardegna. Dal 1971 al 1995 è docente di discipline pittoriche al Liceo Artistico “Frattini” di Varese. Dal 1995 al 2000 è titolare di una cattedra di pittura all’ Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como.


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Pubblicato il 11 Aprile 2016
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