Dopo il dramma, la solitudine: “Chiediamo aiuto”

Nel 2014 la famiglia Borile fu sconvolta da un omicidio. Oggi l'intera famiglia è sulle spalle di Valerio

fratelli Borile

Sono passati quasi due anni dal pomeriggio che ha sconvolto la loro famiglia e ora chiedono un aiuto per far fronte alle difficoltà economiche. Valerio e Andrea Borile vivono a Jerago con Orago, con la madre malata: il padre Luciano Borile nel settembre del 2014, nel mezzo di una lite in famiglia, uccise il cognato, Angelo Crespi, che viveva nello stesso appartamento.

Ora l’intera famiglia è sulle spalle di Valerio, 31 anni, che fa il tornitore in un’industria meccanica della zona. «Con 850 euro di affitto non ce la facciamo» dice Valerio, mostrando la sua busta paga che non copre neppure il canone per la casa (in questo periodo è in cassa integrazione). Suo fratello Andrea ha una grave forma di disabilità, è anche malato di diabete: «Andrea prende una pensione d’invalidità di 250 euro al mese, con cui dobbiamo fare fronte ad altre spese. Facciamo davvero fatica».

La famiglia spera soprattutto in una casa popolare, ma ad oggi – nonostante la situazione particolarmente complicata – non è riuscita ad entrare in un nuovo alloggio: «Abbiamo anche fatto l’Isee, presentato tutti i documenti: è passato un anno e mezzo, ancora oggi non hanno dato niente» spiega ancora Valerio. Rimangono così vincolati ad una casa con affitto troppo alto, da cui però faticano a spostarsi anche per ragioni – per così dire – logistiche: Valerio è impegnato con il lavoro, ma anche per affiancare la madre (che ha una grave forma di diabete,  è semicieca, e dipende dalla dialisi: attualmente è ricoverata in ospedale) e Andrea, che ha bisogno di essere aiutato almeno in alcune delle necessità quotidiane. Oltre a questo, devono far fronte alla situazione del padre, che è detenuto a Busto Arsizio (deve scontare una condanna a otto anni, furono riconosciute le attenuanti ma non la legittima difesa).

«Stiamo vivendo in una situazione grave, se sto male in casa durante il giorno non c’è nessuno che mi aiuta» spiega anche Andrea, che ha 35 anni, è disabile dalla nascita ed è cresciuto a Gallarate. «Io accompagno anche in giro mia mamma, ma se cade non ce la faccio neppure ad aiutarla. Non sappiamo come risolvere i nostri problemi, davvero».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 15 Aprile 2016
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